Montepastore (BO) - mercoledì 8 giugno
Benefit per le/i compagn* arrestat* a Bologna il 6 Aprile
Dalle 18.00 - videoproiezione a tema anti-carcerario
a seguire pizzata musicale nel forno in terra e paglia.
Porta e condividi ciò che vuoi bere!
Anna, Madda, Martino, Nicu, Robert e Stefi liberi subito!
@ LasVegansHouse, Montepastore (BO)
(info per raggiungerci http://incontro2011.noblogs.org/post/2011/05/10/come-arrivare)
martedì 31 maggio 2011
5 Giugno Biblioteca L'Idea inaugura un nuovo spazio Roma it
Domenica 5 giugno 2011 dalle 17.00
La Biblioteca anarchica L’Idea invita all’inaugurazione dello Spigolo
Via Braccio da Montone Via Fanfulla da Lodi al Pigneto
Ci allarghiamo all’angolo per godere di sempre nuove prospettive…
Preferiamo l’azzardo del tentato al rimpianto del mai provato!
Strafogata vegan merenda e cena, libri, tisane, cibo, birra e vino,sorprese improvvisate
A ‘na certa musica de core coi dischi de Luca er metallaro sonati a sorte
…a chi tocca nun s’engrugna!
5 Giugno Presidio C.I.E di Via Mattei Bologna it
Il 6 aprile a Bologna e il 4 maggio a Firenze sono state aperte due inchieste per "associazione a delinquere" che hanno colpito delle realtà che da anni lottano contro le diverse espressioni di un mondo in cui molti devono sottostare alle regole di pochi.
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
2 Giugno Concerto benefit per gli anarchici sotto inchiesta @ Torre Maura Squat Roma it
A SOSTEGNO DEGLI ANARCHICI A BOLOGNA E ALTROVE
COLPITI DALL’ENNESIMA INCHIESTA GIUDIZIARIA VOLTA A REPRIMERE
CHI AFFERMA PRATICHE D’INSUBORDINAZIONE ALLA MISERIA QUOTIDIANAMENTE PROPINATA
Giovedì 2 giugno - dalle 1700
CONCERTO CON:
NIHILDUM (stench crust da roma)
WARPEACE (crustcore da Roma)
SERKA (punk hardcore dalla Sardegna)
OSTERIA VEGANA “DA MAURA ‘A ZOZZONA”
COLLE PAGNOTTELLE E LE CIAMBELLINE INTINTE AR VINO
MEJO ‘NA STUZZICATA CHE ‘NA PARATA
distro anarchica – gran bazar der raccatto – demasterizzazione selvaggia
SOTTOSCRIZIONE LIBERA
TORRE MAURA OCCUPATA Via delle Averle,10
BUS 105 – 312 – 556 TRENINO ROMA-PANTANO
COLPITI DALL’ENNESIMA INCHIESTA GIUDIZIARIA VOLTA A REPRIMERE
CHI AFFERMA PRATICHE D’INSUBORDINAZIONE ALLA MISERIA QUOTIDIANAMENTE PROPINATA
Giovedì 2 giugno - dalle 1700
CONCERTO CON:
NIHILDUM (stench crust da roma)
WARPEACE (crustcore da Roma)
SERKA (punk hardcore dalla Sardegna)
OSTERIA VEGANA “DA MAURA ‘A ZOZZONA”
COLLE PAGNOTTELLE E LE CIAMBELLINE INTINTE AR VINO
MEJO ‘NA STUZZICATA CHE ‘NA PARATA
distro anarchica – gran bazar der raccatto – demasterizzazione selvaggia
SOTTOSCRIZIONE LIBERA
TORRE MAURA OCCUPATA Via delle Averle,10
BUS 105 – 312 – 556 TRENINO ROMA-PANTANO
5 EU Nations Contribute Officers to Frontex Operation at Bulgarian-Turkish Border
In early March 2011, Frontex made permanent its land operation “Poseidon” to patrol the land border between Greece and Turkey over the huge rise in the number of illegal immigrants which crossed into the EU at that spot in 2010. Simultaneously, Frontex announced the expansion of Operation Poseidon to include the Bulgarian-Turkish land border.
“There are already experts on there ground from Belgium, the Netherlands, Romania, Germany, and Austria working in the Bulgarian Svilengrad border crossing point unit. They are mainly deployed to the Bulgarian border crossing point of Kapitan Andreevo because this is the main point where you detect people trying to use fake ID documents or trying pass hidden inside vehicles,” Parzyszek told Novinite.com in an interview.
The Frontex Spokesperson has emphasized that, while many different factors influence the influx of illegal migrants into the EU, Bulgaria’s good border control cooperation with Turkey and its investments into border control equipment and the training of border guards provide reasons for optimism that the country can cope with the respective challenges.
“There are quite many factors influencing the influx of migrants. One of them, which is very important, is readmission agreements. In the case of Greece, a readmission agreement with Turkey doesn’t truly work; in the case of Bulgaria, the cooperation with Turkey is much better so the Turkish authorities – if they receive proper documentation and justification – they accept people back. This is a very important element – potential migrants know that if they cross the border between Turkey and Bulgaria, there is high probability that they will be sent back to Turkey so they don’t choose that way,” Parzyszek explained, adding:
“The other factor is that Bulgaria is not fully within the Schengen Area yet, which means that migrants can expect more border checks on the way so they choose Greece… But knowing how much money Bulgaria invested in new border equipment, and knowing how border guards in Bulgaria are trained, I wouldn’t worry so much.”
According to Frontex data, the flow of illegal migrants into Northeastern Greece remains rather constant – 70 to 100 persons a day are detected and apprehended at the Greek-Turkish land border at a section where the Maritsa River, known in Greece as Evros, is shallow enough to allow crossing. The situation has changed from September 2010 when the crossings occurred closer to Orestiada; they are now further south in the direction of the city of Alexandroupolis.
Regarding the situation in Southern Italy, which saw a dramatic increase in the numbers of illegal migrants from North Africa since January 2011 as civil unrest and revolutions occurred in Egypt, Tunisia, and Libya, the Frontex Spokesperson said that since the start of Frontex’s Operation Hermes on February 20, 2011, there have been almost 31 000 people that arrived to the Italian island of Lampedusa.
Parzyszek stressed that Frontex is providing Italy mainly with risk-analysis experts, and that the Italian authorities are really well-equipped to cope with the situation. He pointed out that the numbers of illegal migrants detected in the waters around Southern Italy vary substantially.
Frontex data shows that in 2010 Greece had over 86% of the illegal border crossings into the EU, or some 90 000 people. Spain was No. 2 on the list with about 5 200, followed by Italy with some 4 500. In 2011, however, Italy is expected to be the most affected EU external border country from illegal migration.
Meanwhile, the external EU border in Central and Eastern Europe does not see high numbers of illegal crossings, largely thanks to the very strong border control in EU’s eastern neighbors such as Russia and Belarus.
Frontex Spokesperson Michal Parzyszek has stressed, however, that illegal immigrants getting into the EU via international airports pose a bigger problem that the illegal crossings of the external borders of the Union.
“The biggest issue is actually invisible. This is something that is always omitted: the international airports. The majority of the people that are apprehended within the Schengen Area that are staying illegally actually come in legally by plane, and then overstay their visas. In terms of people staying illegally on the territory of the European Union, this is for sure the biggest issue. No one really has numbers how many people are overstaying their visas but their numbers are certainly much higher than the number of illegal immigrants detected at sea or land borders. This is absolute number one concern,” Parzyszek explained.
In his words, the EU member states are expected to agree on new regulations that will expand the responsibilities of Frontex, which will most likely be adopted over the summer.
Source: http://www.novinite.com/view_news.php?id=128634
10 Giugno ERF - PARATA NO NUKE ! Forli it
MEGLIO ATTIVI OGGI
CHE RADIOATTIVI DOMANI!!
FORLI' - VENERDI' 10 GIUGNO, ALLE 16:00 RITROVO PIAZZA SAFFI:
PARATA CONTRO IL NUCLEARE: ROMPIAMO IL SILENZIO CHE CI IMPONGONO, SVEGLIAMO LE COSCIENZE DORMIENTI!
Il mostro nucleare torna alla ribalta dopo qualche decennio di silenzio.
In realtà non ha mai lasciato queste sponde (laboratori di ricerca ed università ha continuato costantemente a servirsi di reattori, senza contare l'energia â?od'importazioneâ? quasi totalmente frutto del nucleare...) ma ha continuato ad appestare oceani e avvelenare terre con scorie mai smaltite, a massacrare popoli sotto forma di radiazioni.
Le LE MULTINAZINALI ENERGENTICHE LO IMPONGONO (e finchè dipenderemo da così tanta inutile â?oenergiaâ? lo imporranno sempre) e perciò tutta la terra dovrebbe essere distrutta dai miasmi del Mostro perchè prosperi questo marcio Sistema di fabbriche-gabbie, uomini-ingranaggio, anime-macchine.
Soluzione? Referendum abrogativo?!
LO STESSO POTERE CHE NECESSITA DEL NUCLEARE per sopravvivere ci CONCEDE LA SCEHDINA DA BARRARE per darci l'illusione che â?ola sovranità appartenga al popoloâ? .
Perchè continuare a delegare ad altri, con soluzioni fasulle per di più, il nostro destino?!
USIAMO LE NOSTRE BRACCIA PER PUNTARLE IN ALTO, NON PER BARRARE SCHEDINE!!
CONTRO IL MOSTRO NUCLEARE, CONTRO IL MONDO CHE LO PRODUCE E LO NECESSITA E CONTRO LA FARSA DEMOCRATICA DELLA DELEGA CHE CI IMPIGRISCE ANIMI E CORPI: IL REFERENDUM NON BASTA!
LA DECISIONE E' NOSTRA QUANDO DECIDIAMO CHE SIAMO AUTORI DEL NOSTRO PRESENTE ATTRAVERSO LE NOSTRE AZIONI!
(PORTA tutto quello che fa CASINO, porta costumi per TERRORIZZARE IL MOSTRO, porta le tue IDEE di cambiamento, SGUINZAGLIALE per le strade...)
-Forlì CONTRO il NUCLEARE-
forlicontroilmostro@libero.it
http://www.lascintillaonline.org/index.php?option=com_content&view=article&id=196%3Ameglio-attivi-oggi-che-radioattivi-domani-parata-contro-il-nucleare&catid=1%3Ain-citta&Itemid=2
CHE RADIOATTIVI DOMANI!!
FORLI' - VENERDI' 10 GIUGNO, ALLE 16:00 RITROVO PIAZZA SAFFI:
PARATA CONTRO IL NUCLEARE: ROMPIAMO IL SILENZIO CHE CI IMPONGONO, SVEGLIAMO LE COSCIENZE DORMIENTI!
Il mostro nucleare torna alla ribalta dopo qualche decennio di silenzio.
In realtà non ha mai lasciato queste sponde (laboratori di ricerca ed università ha continuato costantemente a servirsi di reattori, senza contare l'energia â?od'importazioneâ? quasi totalmente frutto del nucleare...) ma ha continuato ad appestare oceani e avvelenare terre con scorie mai smaltite, a massacrare popoli sotto forma di radiazioni.
Le LE MULTINAZINALI ENERGENTICHE LO IMPONGONO (e finchè dipenderemo da così tanta inutile â?oenergiaâ? lo imporranno sempre) e perciò tutta la terra dovrebbe essere distrutta dai miasmi del Mostro perchè prosperi questo marcio Sistema di fabbriche-gabbie, uomini-ingranaggio, anime-macchine.
Soluzione? Referendum abrogativo?!
LO STESSO POTERE CHE NECESSITA DEL NUCLEARE per sopravvivere ci CONCEDE LA SCEHDINA DA BARRARE per darci l'illusione che â?ola sovranità appartenga al popoloâ? .
Perchè continuare a delegare ad altri, con soluzioni fasulle per di più, il nostro destino?!
USIAMO LE NOSTRE BRACCIA PER PUNTARLE IN ALTO, NON PER BARRARE SCHEDINE!!
CONTRO IL MOSTRO NUCLEARE, CONTRO IL MONDO CHE LO PRODUCE E LO NECESSITA E CONTRO LA FARSA DEMOCRATICA DELLA DELEGA CHE CI IMPIGRISCE ANIMI E CORPI: IL REFERENDUM NON BASTA!
LA DECISIONE E' NOSTRA QUANDO DECIDIAMO CHE SIAMO AUTORI DEL NOSTRO PRESENTE ATTRAVERSO LE NOSTRE AZIONI!
(PORTA tutto quello che fa CASINO, porta costumi per TERRORIZZARE IL MOSTRO, porta le tue IDEE di cambiamento, SGUINZAGLIALE per le strade...)
-Forlì CONTRO il NUCLEARE-
forlicontroilmostro@libero.it
http://www.lascintillaonline.org/index.php?option=com_content&view=article&id=196%3Ameglio-attivi-oggi-che-radioattivi-domani-parata-contro-il-nucleare&catid=1%3Ain-citta&Itemid=2
29 30 31 July ARM YOUR DESIRE Fest 2011 gr
5έμπτη χρονιά arm your desires fest φέτος,και όπως κάθε χρόνο ξεκινάμε με ανησυχίες, ανχος και προβλήματα, αλλά πλέον έχουμε μάθει και πιστεύουμε θα βγάλουμε άκρη για κάθε πρόβλημα που εμφανίζεται!
Μπάντες που είναι σίγουρο μεχρι τώρα οτι θα συμμετέχουνε* είναι οι:
Χειμερία Νάρκη (S)
Hellstorm (S)
Waxing Gibbus (S)
Creepy Society (S)
Mother Disobedience(F-S)
Phineas Gage(Su)
'Αδειες Μέρες(F)
thisGhost(S)
Terror Detonator(F-Su)
Sardanapalm Death(F-Su)
Absent(Su)
Dala Sun(F)
Conspiracy of Denial(F)
Ντέρτι Dancing(F)
WhoresNation(Su Grindcore απο Γαλλία)
Sonik Fist(F)
Σύντομα με νέες πληροφορίες..
http://arm-your-desires.blogspot.com/
3 to 12 June Guerrilla Zoo London
Guerrilla Zoo presents
MODERN PANIC
"So all of a sudden, we can think that we are capable of everything, we are hate and love, and we are panic." - Fernando Arrabal
"The chief enemy of creativity is 'good' taste." - Pablo Picasso
A unique and powerful collection of over 50 surreal, controversial and provocative modern artists from around the world.
OPEN TO PUBLIC :
SAT 4TH JUNE - SUN 12TH JUNE 2011
11am - 7pm
Private View - Friday 3rd June 2011
Adv Ticket or By Invitation Only
@ The Old Abattoir
187-211 St John Street, Clerkenwell, London EC1V 4LS
MAP
Nearest Tube/Train : Farringdon / Barbican / Angel
Featuing :
CHARLES BRONSON
GASTÓN UGALDE
IRIS SCHIEFERSTEIN
KIRA O'REILLY
RUFUS DAYGLO
CHARLIE TUESDAY GATES
LEE MANGAN
ALEX BINNIE
NICK ELPHICK
BEN HOPPER
BUDDY NESTOR
CLIFF WALLACE
LUCY SPARROW
DANIEL REGAN
JOHN BOWERS
RYAN JODRAN
RAFAEL PEREZ EVAN
ESINEM
GEORGE TRIGGS
MARIA ALMENA
ENJOY KAOS
CELIA ARIAS
IAIN MACARTHUR
LEO COHEN
EDWARD HAYNES
FATEN HAKIMI
ELLE BUNDY
CECILE GRACE JANIVER
LEFKI DERIZIOTI
ELEANOR MACFARLANE
LAURA MILLER
HARRY STARLING
CHRIS KELLY
BOLDIZSAR CSERNAK-RISKO
LISA JAHOVIC
BONNIE MAKES PICTURES
EVANGELIA CHRISTAKOU
SARA LE ROY
TOM ELLIS
SOPHIA DISGRACE
GAVIN CAMPBELL
CLARE WHITTINGHAM
KAT MONROE
VALENTINA LARI
ANGELA HO
ANDREA ROSSI
MARC BLACKIE
SIMONA UMARAITE
JIM SANDERS
IAIN COILEY
LIVE ART :
SYBAN V
WOLF BLOOD
MASUMI SAITO
GUERILLA DANCE PROJECT
DES O'CONNOR
TWISTED CIRQUE
ALEX MAZZITELLI
LE DONNE
MICHAEL SHAW
LOZ BUZZARD
Work will be for sale and in addition will also have a pop up gallery shop selling exclusive limited edition prints from many of our featured artists!
---
Press / Exhibition Sales - panic@guerrillazoo.com
TRAVEL UPDATE : For those traveling to Farringdon on
Saturday 4th, Sunday 5th & Saturday 11th June
Farringdon Station will be CLOSED.
We advise you travel to Barbican, Angel or Old Street
A short walk or take Bus 4, 55, 56, 153 or 243 to Clerkenwell Road / St John Street.
---
http://www.guerrillazoo.com/modern-panic/
México: (A)normales? Publicación con contenido antipsiquíatrico, contrapsicología y contestatario.
Lxs invitamxs este sábado 4 de junio, a las 16:30 hrs,
a la presentación de (A)normales? con contenido
antipsiquíatrico, contrapsicología y contestatario.
Entrada: Cooperación Voluntaria.
Lugar. CEDIA.
Manuel Carpio 117
Esquina con Torres Bodet
Col. Santa Maria La Ribera
A un lado del kiosco morisco
Cerca del Metro y MetroBus Buenavista
DESCARGAR AFICHE AQUÍ
http://www.mediafire.com/?fsu6lwt9ad4aqad
http://materialanarquista.blogspot.com/
La U.I.P., bomberxs y policía local protagonizan el violento desalojo del CSO La indiscreta en Granada
Cada vez que un/a dueñx de la tierra proclama "para quitarme este patrimonio tendrán que pasar por encima de mi cadáver", debería tener en cuenta que a veces, pasan... - Mario Benedetti.
Ayer lunes, cerca de las 7:00 de la madrugada, efectivos de la policía local cortaron los accesos a la okupa, ubicada en la calle Joaquín Costa, por las entradas de Elvira, Reyes católicos y Gran vía.
El edificio entero en el cual se encuentra el centro social okupado consta de seis pisos de altura y se trata de una construcción antigua, con cerca de 50 años de antigüedad y que llevaba 10 años en estado de total abandono antes de ser okupado y de comenzar las obras por parte de lxs nuevxs inquilinxs para reparar los desperfectos. La Unidad de Intervención Policial (U.I.P., más conocida como antidisturbios) se ha ido concentrando en los exteriores para acto seguido proceder a un desalojo violento e ilegal, (dado que no constaba la orden del juez que resulta, en todos los casos, imprescindible para llevar a cabo un desalojo, por no hablar de que nadie avisó ni dio parte a lxs inquilinxs para que tuviesen tiempo de recoger sus pertenencias y en caso de desearlo, abandonar el espacio por voluntad propia), en el que efectuó varias cargas contra lxs activistas de la casa, que ejercían una resistencia no-violenta. También han disparado pelotas de goma desde una distancia ilegal (tirando a dar, y no rebotando los proyectiles contra el suelo como está estipulado en su propia ley no siendo a partir de una distancia mínima que es, si no me falla la memoria, de 50 metros) y han perseguido por varias calles de la ciudad tras la intervención a varixs manifestantes que se dirigieron al juzgado a expresar su solidaridad con las personas injustamente detenidas.
Al correrse la voz del desalojo, un grupo de aproximadamente 30 personas que procedían de la acampada de Granada a la que la okupa ha ofrecido un sólido apoyo desde el principio y que al igual que en otras ciudades españolas pretende presionar a políticxs y banquerxs para que acepten sus exigencias de una democracia más justa (desde aquí me desvinculo una vez más de sus reivindicaciones reformistas aunque he de reconocer que últimamente parecen querer tomar un ritmo menos censurable con ciertas iniciativas que resultan muy plausibles de acción directa no violenta o la disolución de ciertas comisiones de clara actitud delegacionista y reformista) se acercó hasta las inmediaciones de la casa desalojada, donde tras unirse con lxs activistas del espacio reunieron en pocos minutos a un núcleo de 80 personas que, con silbatos, cacerolas y manos levantadas se sentaron en las principales bocacalles que dan acceso a Joaquín Costa para, pacíficamente, impedir el paso de las furgonetas de la policía que trasladaban a las personas detenidas.
A pesar de que en ningún momento ni del desalojo ni de la posterior protesta solidaria se observaron indicios de violencia por parte de los y las resistentes, la respuesta policial fue la misma de siempre. Violencia, intimidación y terrorismo, todo esto, contra un grupo de jóvenes y no tan jóvenes (no caigamos en el tópico de que todxs lxs okupas somos veinteañerxs que no quieren estudiar, por favor) que sí desarrollaban esa iniciativa cultural, lúdica y política para el vecindario, cosa que el hay-untamiento, como siempre, no se ha molestado en fomentar, preocupándose sin embargo por la especulación sobre el suelo, la corrupción, la represión policial a toda disidencia organizada y cómo no, de desenvolver una política basada en la imposición a golpe de talonario de la no-vida y el chantaje de la esclavitud asalariada, obligándonos a trabajar en jornadas abusivas y con sueldos de mierda que apenas nos llegan para poder pagar el agua, la luz, el gas, el teléfono, internet, la comida, la cena y la ropa de nuestrxs familiares, el colegio de lxs niñxs, la hipoteca y en definitiva, para poder satisfacer toda esa serie de necesidades artificiales generadas por la industria publicitaria para condicionarnos y contentarnos con el consumo de productos asquerosos para así, sobrellevar la rutina de su espectáculo cotidiano (bueno, también se pueden mitigar la frustración y la rabia con psicofármacos o drogas legales) mientras un puñado de estómagos con ojos amasan cada vez más cantidades de dinero, que aumentan en la misma relación en que se ven deteriorados los derechos y libertades civiles que nuestrxs antepasadxs murieron y sufrieron para poder alcanzar.
Aquí podéis encontrar información acerca del apoyo vecinal con el que contaban lxs okupas en el momento de su entrada en el edificio.
Terrorismo, sí, terrorismo de Estado. El terrorismo de Estado consiste en el uso por parte de un gobierno o grupo político determinado de la violencia sistemática destinada a inducir una cierta cantidad de temor en la población civil, con el objetivo de lograr sus propios fines por la fuerza o de amedrentar a la masa para evitar un levantamiento que ponga en entredicho la continuidad de su privilegio. ¿Quiénes son lxs terroristas?, ¿los polis que, con los ojos abiertos como platos y con la nariz llenita de polvos blancos (¿será tiza?) disparan bolas de goma y aporrean indiscriminadamente a personas de todas las edades y estratos sociales sólo por mostrar pacíficamente su descontento con un sistema corrupto y genocida?, ¿o por el contrario, somos aquellos y aquellas que, cansadxs de que un puñado de miserables se enriquezcan a nuestra costa, decidimos tomar la iniciativa y descargar nuestra ira contra sus símbolos, instituciones y pilares básicos?.
En fin, cada vez dejáis más claro que con palabras y actos de buena fe no podemos entendernos. No hablamos el mismo idioma. Pero bueno, no os preocupéis, algunxs estamos ansiosxs de poder mantener una conversación en la que de verdad, entendáis lo que tenemos que deciros. Porque si no escucháis nuestros gritos, arderéis en nuestro fuego. Tenedlo claro, os estamos perdiendo el miedo.
Un desalojo, ¡mil okupaciones!, ¡ánimo compañeros y compañeras de la Indiskreta!.
Viva la anarquía, nunca desalojaréis nuestras conciencias.
- Aquí podéis encontrar una galería de imágenes del desalojo y la posterior protesta.
- Aquí podéis encontrar el comunicado escrito por lxs compas del CSO La indiskreta ante esta nueva e intolerable muestra de brutalidad policial y abuso de autoridad.
http://www.vozcomoarma.blogspot.com/
Ayer lunes, cerca de las 7:00 de la madrugada, efectivos de la policía local cortaron los accesos a la okupa, ubicada en la calle Joaquín Costa, por las entradas de Elvira, Reyes católicos y Gran vía.
El edificio entero en el cual se encuentra el centro social okupado consta de seis pisos de altura y se trata de una construcción antigua, con cerca de 50 años de antigüedad y que llevaba 10 años en estado de total abandono antes de ser okupado y de comenzar las obras por parte de lxs nuevxs inquilinxs para reparar los desperfectos. La Unidad de Intervención Policial (U.I.P., más conocida como antidisturbios) se ha ido concentrando en los exteriores para acto seguido proceder a un desalojo violento e ilegal, (dado que no constaba la orden del juez que resulta, en todos los casos, imprescindible para llevar a cabo un desalojo, por no hablar de que nadie avisó ni dio parte a lxs inquilinxs para que tuviesen tiempo de recoger sus pertenencias y en caso de desearlo, abandonar el espacio por voluntad propia), en el que efectuó varias cargas contra lxs activistas de la casa, que ejercían una resistencia no-violenta. También han disparado pelotas de goma desde una distancia ilegal (tirando a dar, y no rebotando los proyectiles contra el suelo como está estipulado en su propia ley no siendo a partir de una distancia mínima que es, si no me falla la memoria, de 50 metros) y han perseguido por varias calles de la ciudad tras la intervención a varixs manifestantes que se dirigieron al juzgado a expresar su solidaridad con las personas injustamente detenidas.
Al correrse la voz del desalojo, un grupo de aproximadamente 30 personas que procedían de la acampada de Granada a la que la okupa ha ofrecido un sólido apoyo desde el principio y que al igual que en otras ciudades españolas pretende presionar a políticxs y banquerxs para que acepten sus exigencias de una democracia más justa (desde aquí me desvinculo una vez más de sus reivindicaciones reformistas aunque he de reconocer que últimamente parecen querer tomar un ritmo menos censurable con ciertas iniciativas que resultan muy plausibles de acción directa no violenta o la disolución de ciertas comisiones de clara actitud delegacionista y reformista) se acercó hasta las inmediaciones de la casa desalojada, donde tras unirse con lxs activistas del espacio reunieron en pocos minutos a un núcleo de 80 personas que, con silbatos, cacerolas y manos levantadas se sentaron en las principales bocacalles que dan acceso a Joaquín Costa para, pacíficamente, impedir el paso de las furgonetas de la policía que trasladaban a las personas detenidas.
A pesar de que en ningún momento ni del desalojo ni de la posterior protesta solidaria se observaron indicios de violencia por parte de los y las resistentes, la respuesta policial fue la misma de siempre. Violencia, intimidación y terrorismo, todo esto, contra un grupo de jóvenes y no tan jóvenes (no caigamos en el tópico de que todxs lxs okupas somos veinteañerxs que no quieren estudiar, por favor) que sí desarrollaban esa iniciativa cultural, lúdica y política para el vecindario, cosa que el hay-untamiento, como siempre, no se ha molestado en fomentar, preocupándose sin embargo por la especulación sobre el suelo, la corrupción, la represión policial a toda disidencia organizada y cómo no, de desenvolver una política basada en la imposición a golpe de talonario de la no-vida y el chantaje de la esclavitud asalariada, obligándonos a trabajar en jornadas abusivas y con sueldos de mierda que apenas nos llegan para poder pagar el agua, la luz, el gas, el teléfono, internet, la comida, la cena y la ropa de nuestrxs familiares, el colegio de lxs niñxs, la hipoteca y en definitiva, para poder satisfacer toda esa serie de necesidades artificiales generadas por la industria publicitaria para condicionarnos y contentarnos con el consumo de productos asquerosos para así, sobrellevar la rutina de su espectáculo cotidiano (bueno, también se pueden mitigar la frustración y la rabia con psicofármacos o drogas legales) mientras un puñado de estómagos con ojos amasan cada vez más cantidades de dinero, que aumentan en la misma relación en que se ven deteriorados los derechos y libertades civiles que nuestrxs antepasadxs murieron y sufrieron para poder alcanzar.
Aquí podéis encontrar información acerca del apoyo vecinal con el que contaban lxs okupas en el momento de su entrada en el edificio.
Terrorismo, sí, terrorismo de Estado. El terrorismo de Estado consiste en el uso por parte de un gobierno o grupo político determinado de la violencia sistemática destinada a inducir una cierta cantidad de temor en la población civil, con el objetivo de lograr sus propios fines por la fuerza o de amedrentar a la masa para evitar un levantamiento que ponga en entredicho la continuidad de su privilegio. ¿Quiénes son lxs terroristas?, ¿los polis que, con los ojos abiertos como platos y con la nariz llenita de polvos blancos (¿será tiza?) disparan bolas de goma y aporrean indiscriminadamente a personas de todas las edades y estratos sociales sólo por mostrar pacíficamente su descontento con un sistema corrupto y genocida?, ¿o por el contrario, somos aquellos y aquellas que, cansadxs de que un puñado de miserables se enriquezcan a nuestra costa, decidimos tomar la iniciativa y descargar nuestra ira contra sus símbolos, instituciones y pilares básicos?.
En fin, cada vez dejáis más claro que con palabras y actos de buena fe no podemos entendernos. No hablamos el mismo idioma. Pero bueno, no os preocupéis, algunxs estamos ansiosxs de poder mantener una conversación en la que de verdad, entendáis lo que tenemos que deciros. Porque si no escucháis nuestros gritos, arderéis en nuestro fuego. Tenedlo claro, os estamos perdiendo el miedo.
Un desalojo, ¡mil okupaciones!, ¡ánimo compañeros y compañeras de la Indiskreta!.
Viva la anarquía, nunca desalojaréis nuestras conciencias.
- Aquí podéis encontrar una galería de imágenes del desalojo y la posterior protesta.
- Aquí podéis encontrar el comunicado escrito por lxs compas del CSO La indiskreta ante esta nueva e intolerable muestra de brutalidad policial y abuso de autoridad.
http://www.vozcomoarma.blogspot.com/
lunedì 30 maggio 2011
Quattordici nuovi radar in Italia per le guerre NATO
di Antonio Mazzeo
Nuovi impianti radar per potenziare la rete operativa dell’Aeronautica militare italiana ed integrarla ancora di più nella catena di comando, controllo, comunicazione ed intelligence dell’Alleanza atlantica. Dodici sistemi Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL sono stati commissionati alla Selex Sistemi Integrati, società del gruppo Finmeccanica, e sono in via d’installazione in altrettanti siti dell’AMI sparsi in tutta Italia. Ad essi si aggiungeranno anche due sistemi configurati nella versione mobile DADR (Deployable Air Defence Radar) che saranno consegnati entro il 2013.
“Si tratta di un progetto dall’alta valenza tecnica, importante per la sicurezza aerea nazionale e necessario per migliorare la nostra efficienza militare”, ha spiegato il generale Mario Renzo Ottone, comandante del COA, il Comando Operazioni Aeree nazionali e del Combined Air Operations Center della NATO, di stanza a Poggio Renatico (Ferrara). “Il FADR costituisce la struttura portante del programma con cui l’Aeronautica militare ha avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova tecnologia Wi-MAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di accesso internet ad alta velocità in modalità wireless”.
Molto più espliciti sulle finalità belliche del nuovo sistema radar i manager della società produttrice. “Il RAT31-DL è stato sviluppato per rispondere ai futuri bisogni della difesa, dove la superiorità delle informazioni e dei comandi giocherà un ruolo sempre maggiore”, recita la brochure di Selex Sistemi Integrati. “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili, può supportare diverse funzioni come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure elettroniche. In Italia, il FADR consentirà di controllare anche la presenza dei missili balistici, comunicherà con gli altri punti di controllo nazionali e della NATO e apporterà grandi elementi di innovazione, tra cui un migliorato telecontrollo e telediagnosi, riducendo quindi la necessità di personale, con un occhio anche alla riduzione dei costi di gestione”.
Il primo impianto entrato in funzione è quello installato presso la 112^ Squadriglia Radar Remota di Mortara (Pavia). Si tratta di una stazione dell’Aeronautica che nel periodo di massima espansione – anni 50-60 – era arrivata a contare fino a 700 avieri (300 militari di leva e 400 in servizio permanente), ma che dopo il 1998 è stata drasticamente ridimensionata sino a ospitare oggi solo una trentina di militari. Gli altri undici radar RAT-31DL stanno per essere installati presso il centro meteorologico dell’Aeronautica di Borgo Sabotino (Latina), a Capo Mele – Savona (115^ Squadriglia Radar Remota), Crotone (132^ Squadriglia), Jacotenente – Foggia (131^ Squadriglia), Lame di Concordia – Venezia (13° Gruppo Radar GRAM), Lampedusa (134^ Squadriglia), Marsala (35° GRAM), Mezzogregorio – Siracusa (34° GRAM), Otranto (32° GRAM), Poggio Renatico (Comando Operazioni Aeree) e Potenza Picena – Massa Carrara (14° GRAM). Come per Mortara, alcune di queste stazioni radar erano state ridimensionate negli ultimi quindici anni.
Dal punto di vista prettamente tecnico, il Fixed Air Defence Radar (FADR) appartiene all’ultima generazione dei sistemi 3D a lungo raggio: ha una portata sino a 500 km di distanza e 30 km in altezza, una potenza media irradiante di 2,5 kW e una potenza dell’impulso irradiato di 84 kW. L’antenna opera in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band), all’interno dello spettro delle cosiddette “microonde”, le onde molto corte estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e la flora. Il radar può essere controllato anche da centri posti a notevole distanza e la configurazione meccanica con cui è stato disegnato consente facilità di assemblaggio e smontaggio nei campi di battaglia.
La progettazione e la costruzione delle torri radar e degli impianti ausiliari e l’installazione dei nuovi sistemi nelle dodici basi dell’Aeronautica è stata affidata alla Vitrociset S.p.A. di Roma, una delle maggiori aziende private operanti nel campo della sicurezza, pure vincitrice della gara per il sistema multiradar ARTAS di Eurocontrol, l’agenzia europea per il controllo aereo. Il nome di Vitrociset è stato per anni legato al nome del suo fondatore, Camillo Crociani, uno dei protagonisti dello scandalo delle tangenti per l’acquisto negli anni ‘70 dei velivoli C130 prodotti dalla statunitense Lockheed. Il pacchetto azionario della società è ancora oggi interamente controllato dalla vedova Edoarda Vessel Crociani con una presenza più che simbolica della holding Finmeccanica (1,4%). Presidente del consiglio di amministrazione è invece il generale Mario Arpino, capo di Stato Maggiore della difesa fino al 2001, direttore generale l’ammiraglio Lorenzo D’Onghia, amministratore delegato Antonio Bontempi, ex ad di Alenia Marconi Systems poi Selex Sistemi Integrati.
Il radar RAT31-DL sta progressivamente conquistando sempre maggiore spazio nel mercato internazionale. Il sistema è stato sinora acquistato da nove paesi, sette dei quali membri della NATO, per un totale di 34 esemplari. Tra essi spiccano Germania, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Turchia e Ungheria. Altri esemplari starebbero per essere ordinati dalle aeronautiche militari di Austria, Danimarca e Malesia. Una conferma che il business di guerra non consoce crisi.
http://romperelerighe.noblogs.org/post/2011/05/24/quattordici-nuovi-radar-in-italia-per-le-guerre-nato/#more-537
Nuovi impianti radar per potenziare la rete operativa dell’Aeronautica militare italiana ed integrarla ancora di più nella catena di comando, controllo, comunicazione ed intelligence dell’Alleanza atlantica. Dodici sistemi Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL sono stati commissionati alla Selex Sistemi Integrati, società del gruppo Finmeccanica, e sono in via d’installazione in altrettanti siti dell’AMI sparsi in tutta Italia. Ad essi si aggiungeranno anche due sistemi configurati nella versione mobile DADR (Deployable Air Defence Radar) che saranno consegnati entro il 2013.
“Si tratta di un progetto dall’alta valenza tecnica, importante per la sicurezza aerea nazionale e necessario per migliorare la nostra efficienza militare”, ha spiegato il generale Mario Renzo Ottone, comandante del COA, il Comando Operazioni Aeree nazionali e del Combined Air Operations Center della NATO, di stanza a Poggio Renatico (Ferrara). “Il FADR costituisce la struttura portante del programma con cui l’Aeronautica militare ha avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova tecnologia Wi-MAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di accesso internet ad alta velocità in modalità wireless”.
Molto più espliciti sulle finalità belliche del nuovo sistema radar i manager della società produttrice. “Il RAT31-DL è stato sviluppato per rispondere ai futuri bisogni della difesa, dove la superiorità delle informazioni e dei comandi giocherà un ruolo sempre maggiore”, recita la brochure di Selex Sistemi Integrati. “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili, può supportare diverse funzioni come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure elettroniche. In Italia, il FADR consentirà di controllare anche la presenza dei missili balistici, comunicherà con gli altri punti di controllo nazionali e della NATO e apporterà grandi elementi di innovazione, tra cui un migliorato telecontrollo e telediagnosi, riducendo quindi la necessità di personale, con un occhio anche alla riduzione dei costi di gestione”.
Il primo impianto entrato in funzione è quello installato presso la 112^ Squadriglia Radar Remota di Mortara (Pavia). Si tratta di una stazione dell’Aeronautica che nel periodo di massima espansione – anni 50-60 – era arrivata a contare fino a 700 avieri (300 militari di leva e 400 in servizio permanente), ma che dopo il 1998 è stata drasticamente ridimensionata sino a ospitare oggi solo una trentina di militari. Gli altri undici radar RAT-31DL stanno per essere installati presso il centro meteorologico dell’Aeronautica di Borgo Sabotino (Latina), a Capo Mele – Savona (115^ Squadriglia Radar Remota), Crotone (132^ Squadriglia), Jacotenente – Foggia (131^ Squadriglia), Lame di Concordia – Venezia (13° Gruppo Radar GRAM), Lampedusa (134^ Squadriglia), Marsala (35° GRAM), Mezzogregorio – Siracusa (34° GRAM), Otranto (32° GRAM), Poggio Renatico (Comando Operazioni Aeree) e Potenza Picena – Massa Carrara (14° GRAM). Come per Mortara, alcune di queste stazioni radar erano state ridimensionate negli ultimi quindici anni.
Dal punto di vista prettamente tecnico, il Fixed Air Defence Radar (FADR) appartiene all’ultima generazione dei sistemi 3D a lungo raggio: ha una portata sino a 500 km di distanza e 30 km in altezza, una potenza media irradiante di 2,5 kW e una potenza dell’impulso irradiato di 84 kW. L’antenna opera in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band), all’interno dello spettro delle cosiddette “microonde”, le onde molto corte estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e la flora. Il radar può essere controllato anche da centri posti a notevole distanza e la configurazione meccanica con cui è stato disegnato consente facilità di assemblaggio e smontaggio nei campi di battaglia.
La progettazione e la costruzione delle torri radar e degli impianti ausiliari e l’installazione dei nuovi sistemi nelle dodici basi dell’Aeronautica è stata affidata alla Vitrociset S.p.A. di Roma, una delle maggiori aziende private operanti nel campo della sicurezza, pure vincitrice della gara per il sistema multiradar ARTAS di Eurocontrol, l’agenzia europea per il controllo aereo. Il nome di Vitrociset è stato per anni legato al nome del suo fondatore, Camillo Crociani, uno dei protagonisti dello scandalo delle tangenti per l’acquisto negli anni ‘70 dei velivoli C130 prodotti dalla statunitense Lockheed. Il pacchetto azionario della società è ancora oggi interamente controllato dalla vedova Edoarda Vessel Crociani con una presenza più che simbolica della holding Finmeccanica (1,4%). Presidente del consiglio di amministrazione è invece il generale Mario Arpino, capo di Stato Maggiore della difesa fino al 2001, direttore generale l’ammiraglio Lorenzo D’Onghia, amministratore delegato Antonio Bontempi, ex ad di Alenia Marconi Systems poi Selex Sistemi Integrati.
Il radar RAT31-DL sta progressivamente conquistando sempre maggiore spazio nel mercato internazionale. Il sistema è stato sinora acquistato da nove paesi, sette dei quali membri della NATO, per un totale di 34 esemplari. Tra essi spiccano Germania, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Turchia e Ungheria. Altri esemplari starebbero per essere ordinati dalle aeronautiche militari di Austria, Danimarca e Malesia. Una conferma che il business di guerra non consoce crisi.
http://romperelerighe.noblogs.org/post/2011/05/24/quattordici-nuovi-radar-in-italia-per-le-guerre-nato/#more-537
Con la rabbia di Audre Lorde, contro il razzismo
Segnaliamo il workshop Post-vittimismo e distruzione dei ruoli di genere (sabato 4 giugno, ore 16) nell’ambito del Queerfestival organizzato presso la Villa Vegan Squat di Milano dal 3 al 5 giugno 2011.
Workshop: Post-vittimismo e distruzione dei ruoli di genere
Sabato 4 giugno ore 16:00 by Nicoletta Poidimani e Fabrizia Di Stefano
Le categorie di razza e genere, prodotte dal medesimo meccanismo di costruzione sociale, sono strumenti-chiave per trasformare le diversità umane in differenze e cristallizzarle in gerarchie. Al top di queste gerarchie troviamo il maschio bianco, di classe media, eterosessuale, abile, adulto, produttivo.
Razza e genere in quanto costruzioni ideologico-politiche sono, quindi, funzionali alla giustificazione e alla gestione delle asimmetrie e non possono esistere se non come effetti dei dispositivi di dominio che generano e riproducono subalternità.
La vittimizzazione di queste categorie, poi, produce il duplice effetto di rafforzare il controllo sociale e di alimentare il profitto sulla pelle delle/dei subalterne/i in quanto legittima interventi istituzionali sulle “fasce da proteggere” utili al mantenimento e alla riproduzione dello stato di cose esistente.
Per scardinare questo meccanismo, importanti suggestioni vengono dalle lesbiche femministe nere – tre volte subalterne in quanto donne, lesbiche e “non bianche” – che, attraverso un approccio post-vittimista, nei decenni passati si sono ribellate alla propria condizione di subalternità generata dal patriarcato capitalista e legittimata dal suprematismo espresso dalle femministe bianche, occidentali, di classe media, eterosessuali.
A partire dalle riflessioni di Audre Lorde sull’uso della rabbia – The Uses of Anger: Women Responding to Racism, 1982 – proviamo a mettere a fuoco quali pratiche di liberazione possano derivare, oggi, dall’approccio post-vittimista.
Qui potete leggere tutto il programma del festival.
http://queerfestival.noblogs.org/
http://villavegansquat.noblogs.org/
3 4 Xuno Festa Solidaria co Pobo MAPUCHE - Balboa o Bierzo es
NO TAV
Alla Maddalena!
Dai presidianti della Maddalena di Chiomonte arriva l'invito a partecipare e sostenere la lotta. Questa notte (domenica) e la prossima (lunedì) sono cruciali, inoltre non è da sottovalutare la possibiltà dell'arrivo delle forze dell'ordine in orario diurno. Tutte le persone disponibili a fare turni di guardia per queste 48 ore sono invitate a passare al presidio Clarea
Scarponi, abbigliamento invernale, un buon caffè in corpo
Buona lotta a tutti i No Tav
Ribellarsi è giusto
Questa notte nella libera Repubblica della Maddalena abbiamo tutti capito che ce la possiamo fare.
Sono i numeri e il clima che ci rendono fiduciosi. I numeri parlano di più di 500 persone che hanno passato la notte all'adiaccio nei prati e nei boschi intorno al presidio, il clima invece è quello delle migliori performance del movimento no tav: banda che suona tutta la notte, cucine da campo che sfornano piatti prelibati, caffè e dolci, notte e giono senza sosta.
C'è chi chiacchera, chi canta, chi gioca a carte, chi dorme e chi rafforza le barricate che, con il passare dei giorni, si migliorano sempre di più fino a questa notte che forse hanno raggiunto quasi la perfezione. Gli amministratori in serata hanno lanciato un tavolo di crisi con sede distaccata alla Maddalena. Intanto oggi è il 30 maggio e niente si è mosso. Domani è la fatidica data del 31....e noi dobbiamo essere ancora di più dei già tanti di questa notte, pertanto sia in giornata sia in serata andiamo e rimaniamo alla Maddalena! Naturalmente non arriviamo a mani vuote: cibarie e beveraggi di ogni sorta sono indispensabili per continuare a resistere!
comitato no tav spinata dal bass - spazio sociale libertario takuma.
Related Link: http://notav.eu/article5207.html
Dai presidianti della Maddalena di Chiomonte arriva l'invito a partecipare e sostenere la lotta. Questa notte (domenica) e la prossima (lunedì) sono cruciali, inoltre non è da sottovalutare la possibiltà dell'arrivo delle forze dell'ordine in orario diurno. Tutte le persone disponibili a fare turni di guardia per queste 48 ore sono invitate a passare al presidio Clarea
Scarponi, abbigliamento invernale, un buon caffè in corpo
Buona lotta a tutti i No Tav
Ribellarsi è giusto
Questa notte nella libera Repubblica della Maddalena abbiamo tutti capito che ce la possiamo fare.
Sono i numeri e il clima che ci rendono fiduciosi. I numeri parlano di più di 500 persone che hanno passato la notte all'adiaccio nei prati e nei boschi intorno al presidio, il clima invece è quello delle migliori performance del movimento no tav: banda che suona tutta la notte, cucine da campo che sfornano piatti prelibati, caffè e dolci, notte e giono senza sosta.
C'è chi chiacchera, chi canta, chi gioca a carte, chi dorme e chi rafforza le barricate che, con il passare dei giorni, si migliorano sempre di più fino a questa notte che forse hanno raggiunto quasi la perfezione. Gli amministratori in serata hanno lanciato un tavolo di crisi con sede distaccata alla Maddalena. Intanto oggi è il 30 maggio e niente si è mosso. Domani è la fatidica data del 31....e noi dobbiamo essere ancora di più dei già tanti di questa notte, pertanto sia in giornata sia in serata andiamo e rimaniamo alla Maddalena! Naturalmente non arriviamo a mani vuote: cibarie e beveraggi di ogni sorta sono indispensabili per continuare a resistere!
comitato no tav spinata dal bass - spazio sociale libertario takuma.
Related Link: http://notav.eu/article5207.html
5 Giugno Presidio al CIE di Via Mattei Bologna it
Il 6 aprile a Bologna e il 4 maggio a Firenze sono state aperte due inchieste per "associazione a delinquere" che hanno colpito delle realtà che da anni lottano contro le diverse espressioni di un mondo in cui molti devono sottostare alle regole di pochi.
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
domenica 29 maggio 2011
>> Sábado 4 de Junio / Presentación del libro “La Primera Huelga General en el Uruguay – 23 de Mayo de 1911″, de Pascual Muñoz.
“La primera huelga general en el Uruguay nos hace viajar en el tiempo. Un gobierno progresista de la mano de José Batlle y Ordóñez que en su discurso legitima el accionar obrero pero que defenderá las reglas de juego del capitalismo a ultranza y una Federación Obrera que pretende llegar al socialismo por asalto condimentan el conflicto de los tranviarios que desembocó en la primer huelga general”.
Patada Ninja en vivo y Entre la Palabra y la Acción en escena.
Sábado 4 de Junio, a las 18 horas.
Biblioteca Anarquista del Cerro.
(Chile, esquina Viacaba).
http://periodicoanarquia.wordpress.com/
Veni Vidi Viči No. 1 (Croatia, 2008)
"Veni Vidi Viči is a fanzine from Split (Croatia). This is the first issue and I am currently working on the second. It is an open type of fanzine where anyone who is interested can contribute with literary work or illustrations so feel free to contact me on my e-mail: svboro@gmail.com. The fanzine is tightly connected to the music and social scene in Split. All articles are on the Croatian language except the interview with the bassist of Today Is The Day, which is in English.
Please feel free to download the zine as it is free and read the articles (if you know the language) or look at the illustrations."
- Marko.
DOWNLOAD HERE.
http://www.mediafire.com/?2jldzemqx24
4 Junio Barcelona
3 de Junio Tempesta en Barcelona
Ciutat Podrida radioshow 24/05/2011
DEFIANCE “Fuck them all” (No future no hope, LP)
OKKULTOKRATI “Triumph of m eth” (Ingen veit alt, EP)
MURDEROUS INSTINCT “Gringa” (Gringa, CDEP)
LOOKING FOR AN ANSWER “Alianza educativa para una raza de esclavos / Ruido De Rabia cover” (Split con Criplle Bastards, 6”)
TOTAL DEATH “Pensamiento psicópata” (Santa muerte, CD)
CINDER “Que te parta un rayo” (Barcelona, LP)
FIX ME “Funcionario” (Ni una sola puta lágrima, LP)
FRESH TRASH “Que us bombín” (La jungla, LP)
ATKA “-“ (Split con Shimetsu, CD)
SHIMETSU “17” (Split con Atka, CD)
SHIMETSU “22” (Split con Atka, CD)
LE SCRAWL “Menace to sobriety” (Whisky a go go!, CDEP)
CAUSE FOR EFFECT “Free opinión?” (Fast material, CD)
CAUSE FOR EFFECT “Activist” (Fast material, CD)
CAUSE FOR EFFECT “Enormous potential for disaster” (Fast material, CD)
SOUND OF DISASTER “Framtid” (Speak swedish or die, EP)
TOTALICKERS “El horror” (4 way split con Bad Taste, Entierro e Hijxs Taradxs, LP)
GRAVEYARD “One with the dead” (One with the dead, LP)
JUAKO MALAVIRGEN “Bud Spencer” (Nuevas pendencias, CD)
Se adelanta la sección "La fiesta no es para feos" del colectivo Malavida a esta semana.
Nos habla de sus próximas intervenciones públicas. También el habitual "Show de Huckelberry" de Dani Garcia Nieto con Scooby Doo como protagonista.
Y en esta ocasión vienen acompañados de los responsables de Thermozero, nueva revista de cómic zaragozana que se presentará este viernes 27 de mayo.
http://lafiestanoesparafeos.blogspot.com/
Para escuchar el programa (play):
http://podcast.radiobronka.info/?p=1688
Descarga directa (download), recomendado!!:
http://www.archive.org/download/CiutatPodridaRadioshow24052011/CiutatPodridaRadioshow24052011_vbr_mp3.zip
Ciutat Podrida es un magazine musical que emite todos los martes de 19:00 a 21:00 h en Radio Topo (101.8 Fm, Zaragoza).
Desde mayo del 2009 se re-emite el programa en Radio Bronka (104.5 FM, Barcelona), en Radio Chicharra (102.4 FM, Teruel) y en Radioaktiva (107.6 FM, Alcoi).
Aparte del programa también realizamos un fanzine (del que acabamos de editar el nº9) y organizamos conciertos puntualmente.
En este blog podeis encontrar todo lo relacionado con nuestras actividades.
Para cualquier cosa no dudeis en escribir a;
ciutatpodrida (at) gmail.com
http://ciutatpodrida.blogspot.com/
Radio: Programa de Radio "Noseke" #10
oseke Radio Programa #10 (18/MAYO/2011):
Descripción: Sigue latinoamerica, sólo vinil
Imagen de cortesía: Diseño realizado por Pancid(pancid77@gmail.com) desde Chile especialmente para Noseke Radio, MIL GRACIAS PANCID!!.
Para descargar Noseke #10: http://www.divshare.com/download
Sólo viniles latinoamerica:
1.LA MISERIA DE TU ROSTRO (Chile), "Cifras", 2009
2.NECROMONGO (Peru), "Me importa un carajo",2010?
3.RETAQUE (Ecuador), "Política", 2004, NR-028
4.ANTITODO (Colombia), "Comemierdas", 2000, NR-014
5.200 MUERTOS (Paraguay), "Cerdos genocidas", 1996
6.SEDICION (MExico), "rock de mierda", 1988?
7.EXECRADORES (Brasil), "Sem fronteiras", 1997
8.KONTRAATAKE (latinos in usa), "kaspa", 1998
9.A//NARCOLEPSIA (Venezuela), "podrida crianza" "Y de que más...", 2008
10.TROPIEZO (pto.rico), "Ire al infierno", 2010
11.DOS MINUTOS DE ODIO (Esp), "quien tiene el veneno tiene el antidoto", 1999
Noseke programa: http://nosekerecords.webcindario.com/radio.htm
Radio Colombian punk: http://radio.colombianpunk.com
Sugerencias a: noseke@colombianpunk.com
5 Giugno Presidio al CIE di Via Mattei Bologna it
Il 6 aprile a Bologna e il 4 maggio a Firenze sono state aperte due inchieste per "associazione a delinquere" che hanno colpito delle realtà che da anni lottano contro le diverse espressioni di un mondo in cui molti devono sottostare alle regole di pochi.
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
DOMENICA 5 GIUGNO ORE 10.30 - PRESIDIO AL C.I.E. DI VIA MATTEI, BOLOGNA
anarchici e anarchiche bolognesi
4 Giugno ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE Bologna it
Il 6 aprile a Bologna e il 4 maggio a Firenze sono state aperte due inchieste per "associazione a delinquere" che hanno colpito delle realtà che da anni lottano contro le diverse espressioni di un mondo in cui molti devono sottostare alle regole di pochi.
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
Queste due inchieste, molto simili per impostazione, sono partite in un periodo in cui il clima di incandescenza sta dilagando e sta trovando espressioni sempre più diffuse e radicali, sia dentro che fuori i confini nazionali. In questo contesto i portavoce della democrazia hanno deciso di aizzare i loro cani da guardia con maggior veemenza per salvaguardare il loro mondo fondato sullo sfruttamento di molti per il profitto di pochi, colpendo delle realtà che a tutto ciò si oppongono.
Con queste inchieste ci hanno addossato gerarchie a noi estranee, per tentare di arrestare i nostri percorsi di lotta, inquadrandoci in fantomatiche "associazioni" in cui qualcuno detta le regole e altri obbediscono. Ci hanno contestato di essere "delinquenti" perchè per anni abbiamo lottato contro i diretti responsabili di una società che necessità di guerre, galere, C.I.E., di continue nocività per potenziare controllo e distruzioni, di discriminazioni e sfruttamento. Lotte che poco, certamente, hanno giovato a chi lucra e vive su tutto questo.
Proprio quando la lotta si fa più decisa la repressione colpisce più forte.
Noi vogliamo continuare a rispondere che quando la repressione colpisce più forte la lotta non arretra di un passo, rinsaldata dalla solidarietà.
Oggi la solidarietà con chi ha subito l'ennesimo attacco repressivo non può trovare un'espressione migliore che nel continuare le lotte che insieme stavamo portando avanti.
Per questo vogliamo lanciare un momento di discussione con tutti i compagni con cui in questi anni si sono condivisi percorsi di lotta, per confrontarci rispetto a quanto emerge da queste inchieste e alle prospettive di lotta che si aprono oggi.
SABATO 4 GIUGNO ASSEMBLEA SULLE INCHIESTE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E SUL RILANCIO DELLE LOTTE ORE 13.00 AL PARCO TALON (CASALECCHIO DI RENO, BOLOGNA)
per arrivare: uscita autostrada Casalecchio di Reno, seguire per Casalecchio centro su via Porrettana (oltrepassare un ponte, una biblioteca sulla sx, un altro ponte), proseguire su via Porrettana per c.a 1 km, incontrata una grossa curva tenere la sinistra (si vede il parco) e imboccare la salita via Panoramica. parcheggio.
con i mezzi: arrivati in stazione centrale a Bologna raggiungere via indipendenza per prendere il bus 20 direzione Casalecchio. Scendere alla fermata "Casalecchio san Martino".
download: Radio Fango FM: playlist giovedì 26 maggio 2011
Playlist giovedì 26 maggio 2011 - (dalle 22:00 alle 23:00)
RADIO FANGO FM su RADIO ONDA D'URTO
per frequenze FM e streaming: www.radiondadurto.org
Ospite: PETE
download / scarica puntata 26 maggio 2011
NOOTHGRUSH (from "Embrace by the Anti-self" 7" on Slap A Ham Rec.)
MURDER CONSTRUCT (from LP on Relapse Rec.)
SIDETRACKED (from "Uniform" 7" on To Live A Lie Rec.)
CURMUDGEON (from "Human Oroboris" tape)
IRON CROW (from rehearsal recording)
CYBORG (from demo)
SEESAW (from first album - free download)
PSUDOKU (from "Space Grind" LP on 625 thrash Rec. / Crucificados Rec.)
STONED AT HEART (from "Party Tracks Vol. 1" LP on Recess Rec.)
WEEKEND NACHOS (from "Worthless" LP on Deep Six Rec.)
FAST ASLEEP (from demo)
ABSERDO (from "Sweet Baby Eagles Coop" 7" self released)
COKE BUST (from "demo 2006" 7" on Headcount Rec.)
COKE BUST (from "Degradation" 7" on Refuse Rec.)
CTHULHU YOUTH (from demo 2010)
DEEP SHIT (from "Creepin' While You Sleeping" 7" on Give Praise Rec.)
NEON PISS (from demo 2010 tape)
WILD NOTHING (from "Gemini" LP on Captured Tracks Rec.)
http://intombato.blogspot.com/
sabato 28 maggio 2011
stasera 28 Maggio - Assemblea a San Salvario in solidarietà con compagni arrestati per scontri a Cuneo
da indymedia piemonte
Sabato 28 maggio, dalle ore 18,30 in piazza Madama Cristina, a San Salvario a Torino, assemblea in solidarietà con Guido, Luca, Fabio, Zaccaria, Francesco, Luca e Dario arrestati per gli scontri avvenuti il 26 febbraio scorso nel centro di Cuneo per impedire l'apertura di una sede di Casa Pound.
Sabato 28 maggio, dalle ore 18,30 in piazza Madama Cristina, a San Salvario a Torino, assemblea in solidarietà con Guido, Luca, Fabio, Zaccaria, Francesco, Luca e Dario arrestati per gli scontri avvenuti il 26 febbraio scorso nel centro di Cuneo per impedire l'apertura di una sede di Casa Pound.
1 Giugno Iniziativa benefit per i compagni arrestati a Giulianova Teramo it
Catania – Iniziativa antinucleare 4 Giugno
CHE CE NE FREGA DEL REFERENDUM, TUTT* IN PIAZZA CONTRO IL NUCLEARE – 4 GIUGNO ORE 17.30 IN VIA CROCIFERI
« In definitiva siamo convinti che il movimento antinucleare potrà raggiungere posizioni più radicali solo se saprà rifiutare l’azione di difesa di un ordine economico fondato sulla ricerca di fonti alternative di energia, situando il proprio attacco sulla questione sociale. Dove esiste il dominio dell’uomo sull’uomo, occorre attaccare le strutture statali e del capitale. Questo è un modo coerente per dimostrare come esse siano strutture ostili alla vita e al suo libero sviluppo. » (Pierleone Porcu)
Spesso cullarsi su delle vittorie, ottenute sulla carta in tutti i sensi, frutto di una semplice crocetta su una scheda rappresenta l’inizio di un pericoloso vortice che spazza via le lotte fatte per le strade e segna il trionfo della farsa elettorale o referendaria. Un NO, espresso circa vent’anni fa in maniera civile e democratica, non ha certo impedito la perpetrazione dell’apparato nucleare sotto altre forme, si vedano gli armamenti atomici e i depositi di scorie radioattive presenti sul nostro territorio. Sono le grandi aziende italiane, come ENEL, ANSALDO, ENI e FINMECCANICA sempre più dispensatrici di morte in giro per il mondo, a cercare profitti grazie alla costruzione e allo sfruttamento delle future centrali atomiche. Dopo le lotte di Comiso negli anni ottanta, senza dimenticare anche quelle in Francia, le quali hanno rappresentato una contestazione altamente consapevole e ad ampio respiro in relazione alle diverse sfaccettature del nucleare, il tema è caduto nel dimenticatoio grazie al successo referendario. Eppure, storicamente, l’energia nucleare vanta un curriculum a dir poco assassino: solo i test atomici, a scapito di popolazioni indigene, atolli e isole, condotti principalmente da americani e sovietici negli ultimi sessant’anni, hanno rilasciato una potenza pari a trentacinquemila bombe di Hiroshima. Chernobyl e più recentemente Fukushima hanno rappresentato l’apice del pericolo nucleare, quello più marcatamente percepibile, per i rispettivi abitanti, oltre a numerosi incidenti nucleari, di varia entità, che spesso neanche vengono resi noti al fine di non creare allarmismo e perpetrare il mito della sicurezza nucleare. Non abbisogniamo quindi di grandi sforzi per affermare che il più vicino sinonimo di nucleare è MORTE, quella stessa morte che, nel caso più lampante, si presenta anzitempo, in forma di tumore, ai giovani e giovanissimi ucraini, la cui sorte viene segnata in partenza. Ma si presenta, sicuramente in misura minore, anche per gli italiani che hanno la sfortuna di vivere accanto ai depositi di scorie, quelle stesse scorie che necessitano di tempi infiniti per essere smaltite, o a centrali ormai dismesse come quelle di Caorso, Trino Vercellese e Latina. Ma di reattori attivi ce ne sono tuttora, basti pensare a quelli ancora operativi installati a Varese, Voghera, Pisa e Montecuccolino di Bologna, giusto per citarne solo alcuni. Chiude questa macabra lista il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, emblema dell’incontro, che poi è il motore principale dell’affare nucleare, tra atomi e guerra, un connubio che rappresenta un altro significativo sinonimo di MORTE, la quale si presenta in forma di leucemia al 65% dei pastori sardi che abitano nella zona. In Italia abbiamo ben venticinquemila metri cubi di materiale radioattivo, una quantità di scorie che nemmeno gli specialisti del settore sanno come stoccare e smaltire. Eppure non si era detto NO al nucleare? L’attuale ricerca, militare e non, che produce scorie e nocività non è forse un’altra forma di perpetrazione di energia atomica? Cambiano i nomi, ma l’ossessione nucleare continua senza impedimenti. L’energia nucleare è solo un tassello, altri sono sicuramente gli OGM, le bio e nano tecnologie, dell’incontrollato sfruttamento delle risorse presenti nella biosfera mascherato da necessario adeguamento alle richieste energetiche del presente e del prossimo futuro. Smettiamola di credere alla neutralità della tecnologia, essa, infatti, è sempre di più un’arma al servizio di chi trae profitto da un sistema di produzione e distribuzione di merci sempre più grande che richiede un sempre maggiore afflusso di energia, costi quel che costi. L’individuazione di siti per future centrali nucleari, così come vale per le discariche e tutte quelle soluzioni ai danni irreparabili causati dall’odierno sistema capitalista, rappresenta un ulteriore invito, come se ce ne fosse bisogno, alla militarizzazione del territorio e allo stravolgimento della vita di tutti. Bisogna opporsi al nucleare e a ciò che esso intrinsecamente rappresenta, ovvero l’intero sistema economico e industriale che quotidianamente saccheggia ciò che di incontaminato è rimasto sulla Terra. Bisogna stare attenti a non cadere nel tranello simboleggiato dal duello che vede contrapposte energie rinnovabili e non, non può esistere infatti alcuna scappatoia ecocompatibile per far fronte all’incredibile fabbisogno energetico richiesto dall’odierno stile di vita basato sull’enorme produzione di merci e di presunti comfort. Bisogna scegliere di agire adesso,mediante l’azione diretta, per combattere una società sempre più totalitaria e gestita da elites politico-economiche. Dobbiamo intendere la lotta antinucleare come uno strumento per scardinare un esistente che non fa altro che avvelenarci, essa è infatti solo una porzione di una lotta globale che ha come sua nemica l’intera organizzazione capitalista voluta dalle classi dominanti.
CENERE.NOBLOGS.ORG – CENERE@INVENTATI.ORG
giovedì 26 maggio 2011
Nueva Programación de la Radio Mauricio Morales
Compañerxs estamos gratxs con la recepción que ha tenido la radio maurico morales en todxs ustedes, sin embargo estamos concientes que en la lucha contra el estado y el capital queda mucho aún por hacer, es en este sentido que avanzamos y el programa "Boikot Informativo" comenzará esta semana a salir en el dial 104.5 FM de la Radio Comunitaria Lorenzo Arenas de Concepción, en pro de la destrucción del cerco informativo, consigna que como medio llevamos adelante en todas nuestras iniciativas. Además ya contamos con un nuevo programa de la misma radio "Grito Insurrectos" , con todo el punk desde una mirada crítica y contestataria, informaciones y másss.....
Se pueden comunicar con nosotros en radiommorales@gmail.com y por telefono en directo durante las transmisiones de Boikot Informativo (avisos, denuncias, saludos, datos, etc) desde las 8:30 PM al 041-3225099 si eres de fuera de Concepción. (SE ADJUNTA IMAGEN CON NUEVA PROGRAMACIÓN).
Porfavor difundir, sobre todo la gente de Concepción, enviar a paginas, medios despailaos y compañerxs en general.
GRUPO RADIO MAURICIO MORALES
www.radiomauriciomorales.tk
Melodias Konziente-PROGRAMA LUNES 16 DE MAYO 2011
-MAS DE 60 DIAS EN HUELGA DE HAMBRE DE PRESXS POLITICXS MAPUCHE
-MOSTRANDO LOS DIENTES FRENTE A LA INFAMIA
REFLEXION SOBRE CSO LA KOLMENA
-DESMENUZANDO LA RABIA
(ESPACIO POETICO RABIOSO)
-AUDIO SOBRE CASO BOMBAS CON ENTREVISTA A VINICIO AGUILERA
(SACADO DE CANAL 13)
-CARTA DE MAURICIO DAZA A PRENSA BURGUESA
-RADIO LIBERTARIA AGUAS CALIENTES DESDE MEXICO, RADIO ITINERANTE ESCARABAJOS
( No estan solos!!)
-BREVES DE COMPAÑERXS EN PRISION POR EL MUNDO
-ACTIVIDADES KONTRACULTURALES
-YO FUI, YO SOY, YO SERE (KASANDRXS DESDE ARGENTINA, NEUQUEN)
(Entrevista Fernanda, primera parte)
-REGALOS DE MATERIAL LIBERTARIO (ESCRITO, MUSICAL Y AUDIOVISUAL)
-MUSICA INCENDIARIA
ESKUCHA Y DESCARGA EN ESTE LINK:
PRESIONA AQUI
http://www.4shared.com/audio/Un5ap3dR/PROGRAMA_MELODIAS_KONZIENTES_L.html
Jornada Muralista en Homenaje a Mauricio Morales
martedì 24 maggio 2011
Una declaración de Guerra - "Matar gente para salvar animales y el medio ambiente" (Libro)
Un libro con un titulo bastante llamativo y unas cuantas interrogantes . Que a traves del planteamiento filosofico radical nos cuestiona varios aspectos de la vida misma.
Este libro esta dedicado a los animales que han sido asesinados por la codicia, el egoísmo y el fuerte deseo de matarde los humanos. En sus nombres, y en los nombres de las actuales y futuras generaciones de seres inocentes que sufrirán y morirán como resultado de la brutalidad humana, los Libertadores se están vengando. Nuestros semejantes, quienes han sido mutilados, asesinados en mataderos, quemados, envenenados, estrangulados,asfixiados, baleados, electrocutados, cocinados en microondas, atropellados, despellejados, comidos, esclavizados y domesticados, están ahora siendo defendidos.
¡Humanos, tengan cuidado.!
-Screaming Wolf -
-Descargar
http://www.4shared.com/file/217752156/1924fa82/una_declaracion_de_guerra.html
Acratas
Documental que se basa en los anarquistas expropiadores del rio de la plata, donde se narra la biografia principalmente de Miguel Arcángel Roscigno, el material historico de testigos e historiadores lo hace bastante completo. La solidaridad de estos anarquista no solo la podemos ver en su lucha por el ideal libertario, sino que en su ayuda a los hermanos que se encontraban en las carceles, creando una verdadero obra de arte en la ingenieria de tuneles para que pudieran escapar estos.
Link:
http://www.megaupload.com/?d=7ZXJLQA6
extraido de http://esperanzalibertaria.blogspot.com/
Anarquistas 2º parte: Martires y Vindicadores
En esta segunda parte y final del documental Anarquistas, se desarrollora toda la problematica que comienzan en Argentina, centrandose principalmente en estas revueltas y su desorrollo historico planteando las diferencias en la practica de las diferentes corrientes anarquistas. El anarquista expropiador Severino Di Giovanni comienza a protaginzar distintos atentados, los cuales son repudiados por anarquistas como Abad de Santillan y otras organizaciones como la FORA, culmina con el fusilamiento de Di Giovani y la victoria de la dictudara militar.
El documental pesa 698mb, dura aproximadamente 80 minutos y se encuentra en formato avi.
Descarga:
http://www.megaupload.com/?d=4V0KP9TW
Anarquistas 1ª:Hijos del pueblo
Documental que relata la historia del anarquismo principalmente en Argentina, aun así no se queda atras en esto, sino que avanza por los distintos revolucionarios, teoricos y revoluciones dentro del anarquismo, detalla aunque no a garandes rasgos las distantas corrientes. Tambien no se olvida de enuciar las diferencias entre Marxista y Bakunistas, dice claramente que la utopia marxista de que el estado deseparecera por arte de magia es una estupidez y que podran comprobarlo en las distintas revoluciones llevadas acabo en su nombre como la "revolucion" de octubre en rusia dirigida por Lennin y la Cubana o cualquiera que en nombre del marxismo o los rojos se alla realizado, nunca se llego a destruir el estado sino que se fortalecio, destruyendo todo principio revolucionario de igualdad y libertar, llevando a grados de exterminio de anarquistas como los de Kronsdant en rusia por parte de Lennin y propagando el terror y la opresion en la justificacion que luego de la toma del poder o la revolucion plitica se destruira como por arte de magia el estado y llegara porfin el comunismo o la revolucion socialista. No creamos en esos cuentos de la toma del poder del estado, de esa abstraccion creada para oprimir y defender a la clase dominante, que ningun mesias que quiera salvarnos imponiendonos su politica lo va a hacer, solo dento de nuestra participacion indivudual y los maximos principios de solidaridad, libertas e igualdad podremos transformar este mundo hacia una vida realmente libertaria.
!!!VIVA LA ANARQUIA¡¡¡¡, !!!!!VIVA LA LIBERTAD¡¡¡¡¡¡¡¡ QUE !!!!VIVA LA REVOLUCION SOCIAL¡¡¡¡¡¡¡¡¡
El documental dura aproximadamente 80 minutos, pesa 700 mb y se encuentra en formato avi
Descarga:
http://www.megaupload.com/?d=VCM715S1
NUNCA MAS DESARMADXS
Documental que da cuenta de la declaración de guerra proclamada por el Estado y el Capital y la necesidad de defendernos y atacar. Dura 16 minutos y el objetivo es dar acuso de recibo que los que están en el poder harán lo que sea necesario para mantener sus interés, pero que cuando asumimos conciencia que somos capaces de modificar nuestro entorno, asumir que somos parte de una clase y por tanto, asumir los intereses de aquella y llevarlos a la práctica no son útiles las buenas intenciones sino la confrontación. Este documental muestra claramente como el Estado usa balas contra los trabajadores, Estudiantes o mapuches; pero cuando la clase explotada se defiende la situación, la correlación de fuerzas se modifica. Ellos sacaran sus tanquetas y miles de policías siempre que estén seguros que nosotros estemos desarmados. Pero cuando no sea así. ¿Que ocurre? Averigualo en el documental.
LINK 1: http://www.mediafire.com/download.php?wfoqb1n2dyd
LINK 2: http://www.mediafire.com/download.php?fnuklnmyx1g
El Lenguaje libertario. Antología del pensamiento anarquista contemporáneo (Recopilación de Christián Ferrer)
El anarquismo frente al derecho. Lecturas sobre Propiedad, Familia, Estado y Justicia x Grupo de Estudios sobre Anarquismo.
Esta obra es producto de un trabajo colectivo, recoge parte de las lecturas y estudios que hizo el Grupo de Estudio sobre Anarquismo en el seminario "Pensamiento jurídico anarquista" en el Instituto Gioja de la Facultad de Derecho de la Universidad de Buenos Aires, que se extendió durante los cuatro años previos a la publicación del libro. El anarquismo frente al derecho se divido en dos partes, la primera incluye estudios sobre el pensamiento ácrata centrados en los pensadores clásicos, y en la segunda se ofrece una austera compilación de folletos y textos breves de difusión anarquista. El primer texto, de Aníbal D'Auria, es una estupenda introducción al anarquismo, en la que se puede comprobar la falta de sistematización de unas ideas apasionantes que han huido siempre de toda ortodoxia y en la que se repasan todos sus conceptos clave. El mismo autor nos introduce a continuación en el pensamiento de Bakunin desde la óptica del derecho, lo mismo que se abordan en textos posteriores importantes conceptos de la obra de Proudhon y Kropotkin. Naturalmente, aunque las intenciones iniciales fueran abordar el anarquismo enfrentado a la ley jurídica, es inevitable que se haya profundizado en muchos otros temas, como son la filosofía política, la propiedad, el trabajo y el salario, el delito, la educación o los propios problemas emancipatorios de la mujer. Se ha tenido la intención, en la segunda parte, de incluir textos que no son fáciles de encontrar en librerías y bibliotecas, elaborados por nombres importantes para el anarquismo (Carlo Cafiero, Ricardo Mella, Juan Crusao, Federico Urales y Rafael Barrett), pero que tal vez no le resulten familiares al profano en las ideas.
DESCARGAR EN FORMATO PDF
http://www.acracia.org/Acracia/DESCARGA_DE_LIBROS_files/El_anarquismo%20frente%20al%20derecho.pdf
BARRICATE IN VALSUSA aggiornamento
riporto aggiornamento sulle barricate notturne che hanno impedito,per stanotte,l'installazione dei cantieri per il tunnel esplorativo della Maddalena di Chiomonte. per ora la valsusa resta in mano dei no tav.
a seguire indicazioni per raggiungere chiomonte.
l'appello della valle è di accorrere in aiuto, per dare il cambio alle persone che si sono mobilitate, giorno e notte. il movimento no tav chiede anche di solidarizzzare a distanza,con azioni di protesta .
aggiornamento sulla nottata da notav-valsangone
Stanotte il tentativo di aprire i cantieri alla Maddalena di
Chiomonte
Alle ore 4.30 il territorio è ancora saldamente in mano ai suoi
abitanti.
Dopo un tentativo di posizionare le macchine operatrici a ridosso dei
guard rail dell'A32 (tentativo respinto) e una lunga sosta dei mezzi
della polizia all'interno della galleria prospiciente al punto
prescelto per l'entrata sui terreni, un muro di donne e di uomini ha
sconsigliato di provare ulteriori forzature. Tutte le strade di
accesso sono difese da imponenti barricate. Naturalmente sono passate
solo poche ore dall'inizio dell'attacco. Sicuramente si tratterà di
consolidare questi primi risultati favorevoli. Occorre prepararsi a
una resistenza lunga, difficile e intelligente. Al momento l'A32 è
ancora chiusa al traffico in entrambe le direzioni e non è dato
sapersi dove sono finiti i blindati e le macchine operatrici.
L'importante è che l'incipiente alba ci veda determinati e
sufficientemente vispi dopo il primo impatto di quella che Virano ha
chiamato "la madre di tutte le battaglie". Domani è un altro giorno e
chi ha riposato questa notte faccia un giro alla Maddalena. Si respira
una bella arietta di libertà.
Il comunicato stampa dei Sindaci
Info e aggiornamenti su
notav.eu
- notav.info
INDICAZIONI PER RAGGIUNGERE IL PRESIDIO DELLA MADDALENA:
Soluzione 1
Raggiungere Chiomonte dalla statale che sale da Susa. Scendere nel paese in direzione del ponte sulla Dora che porta in zona Avanà (vigneti). Attraversare il ponte e prendere la svolta a destra che porta verso La Maddalena (indicazione "Museo archeologico della Maddalena"). La strada sale per circa 1 km; 200 m. prima di arrivare al museo archeologico della Maddalena sulla destra in corrispondenza della galleria dell'autostrada prendere in discesa una stradina sterrata che nel giro di 300-400 metri, dopo essere passata sotto al grande viadotto dell'autostrada, arriva al presidio. Non scendere in macchina, perchè c'è poco parcheggio!
Soluzione 2
Raggiungere Chiomonte dalla statale che sale da Susa. proseguire in direzione di Exilles. Dopo circa 2 km, appena superato un ponte lungo che attraversa la Dora, prendere una strada a destra che porta alla borgata Ramats (indicazione). Al primo bivio che si incontra, non proseguire per Ramats, ma prendere in discesa a destra una stradina che passando sotto il viadotto dell'autostrada, conduce all'Avanà.
Da qui si prosegue basandosi sulle indicazioni della soluzione 1.
La soluzione 2 è consigliata a chi non è mai stato sul posto, perchè evita le strettoie e i sensi unici del borgo di Chiomonte, non facile da attraversare.
a seguire indicazioni per raggiungere chiomonte.
l'appello della valle è di accorrere in aiuto, per dare il cambio alle persone che si sono mobilitate, giorno e notte. il movimento no tav chiede anche di solidarizzzare a distanza,con azioni di protesta .
aggiornamento sulla nottata da notav-valsangone
Stanotte il tentativo di aprire i cantieri alla Maddalena di
Chiomonte
Alle ore 4.30 il territorio è ancora saldamente in mano ai suoi
abitanti.
Dopo un tentativo di posizionare le macchine operatrici a ridosso dei
guard rail dell'A32 (tentativo respinto) e una lunga sosta dei mezzi
della polizia all'interno della galleria prospiciente al punto
prescelto per l'entrata sui terreni, un muro di donne e di uomini ha
sconsigliato di provare ulteriori forzature. Tutte le strade di
accesso sono difese da imponenti barricate. Naturalmente sono passate
solo poche ore dall'inizio dell'attacco. Sicuramente si tratterà di
consolidare questi primi risultati favorevoli. Occorre prepararsi a
una resistenza lunga, difficile e intelligente. Al momento l'A32 è
ancora chiusa al traffico in entrambe le direzioni e non è dato
sapersi dove sono finiti i blindati e le macchine operatrici.
L'importante è che l'incipiente alba ci veda determinati e
sufficientemente vispi dopo il primo impatto di quella che Virano ha
chiamato "la madre di tutte le battaglie". Domani è un altro giorno e
chi ha riposato questa notte faccia un giro alla Maddalena. Si respira
una bella arietta di libertà.
Il comunicato stampa dei Sindaci
Info e aggiornamenti su
notav.eu
- notav.info
INDICAZIONI PER RAGGIUNGERE IL PRESIDIO DELLA MADDALENA:
Soluzione 1
Raggiungere Chiomonte dalla statale che sale da Susa. Scendere nel paese in direzione del ponte sulla Dora che porta in zona Avanà (vigneti). Attraversare il ponte e prendere la svolta a destra che porta verso La Maddalena (indicazione "Museo archeologico della Maddalena"). La strada sale per circa 1 km; 200 m. prima di arrivare al museo archeologico della Maddalena sulla destra in corrispondenza della galleria dell'autostrada prendere in discesa una stradina sterrata che nel giro di 300-400 metri, dopo essere passata sotto al grande viadotto dell'autostrada, arriva al presidio. Non scendere in macchina, perchè c'è poco parcheggio!
Soluzione 2
Raggiungere Chiomonte dalla statale che sale da Susa. proseguire in direzione di Exilles. Dopo circa 2 km, appena superato un ponte lungo che attraversa la Dora, prendere una strada a destra che porta alla borgata Ramats (indicazione). Al primo bivio che si incontra, non proseguire per Ramats, ma prendere in discesa a destra una stradina che passando sotto il viadotto dell'autostrada, conduce all'Avanà.
Da qui si prosegue basandosi sulle indicazioni della soluzione 1.
La soluzione 2 è consigliata a chi non è mai stato sul posto, perchè evita le strettoie e i sensi unici del borgo di Chiomonte, non facile da attraversare.
New Feature on the US-Mexico Border
From crimethinc.com:
As a preview of the forthcoming tenth issue of Rolling Thunder, we present Designed to Kill: Border Policy and How to Change It, an analysis of US border control policy that explores how its actual effects and objectives differ from its ostensible purpose. The conclusions are based on several years of firsthand observation of both sides of the border by a participant in No More Deaths.
For a glimpse into the lives of those who risk death to cross the border, read Four Stories from the Border.
for everyone who didn’t make it, and for everyone who did
For a number of years now I’ve worked in the desert on the Mexican-American border with a group that provides humanitarian aid to migrants who are attempting to enter the United States—a journey that claims hundreds of lives every year. We’ve spent years mapping the trails that cross this desert. We walk the trails, find places to leave food and water along them, look for people in distress, and provide medical care when we run into someone who needs it. If the situation is bad enough, we can get an ambulance or helicopter to bring people to the hospital. We strive to act in accordance with the migrants’ wishes at all times, and we never call the Border Patrol on people who don’t want to turn themselves in.
During this time I’ve been a part of many extraordinary situations and I’ve heard about many more. Some of the things I’ve seen have been truly heartwarming, and some of them have been deeply sad and wrong. I’ve seen people who were too weak to stand, too sick to hold down water, hurt too badly to continue, too scared to sleep, too sad for words, hopelessly lost, desperately hungry, literally dying of thirst, never going to be able to see their children again, vomiting blood, penniless in torn shoes two thousand miles from home, suffering from heat stroke, kidney damage, terrible blisters, wounds, hypothermia, post-traumatic stress, and just about every other tribulation you could possibly think of. I’ve been to places where people were robbed and raped and murdered; my friends have found bodies. In addition to bearing witness to others’ suffering, I myself have fallen off of cliffs, torn my face open on barbed wire, run out of water, had guns pointed at me, been charged by bulls and circled by vultures, jumped over rattlesnakes, pulled pieces of cactus out of many different parts of my body with pliers, had to tear off my pants because they were full of fire ants, gotten gray hairs, and in general poured no small amount of my own sweat, blood, and tears into the thirsty desert.
There is nowhere on earth like the place where we work. It is beautiful beyond telling: harsh, vast, mountainous, remote, rugged, unforgiving, every cliché you can think of and more. I have been humbled countless times by the incredible selflessness and courage of the people that I have met there, and I have been driven nearly out of my head with rage at the utterly heartless economic and political system that drives people to such lengths in order to provide for their families. Doing this work has given me a great deal of opportunity to observe how the border is managed on a day-to-day basis, and hopefully some insight into the functions that it performs within global capitalism—the real objectives that it serves. I offer this essay as ammunition to anyone who still cares enough about anything to intervene when people around them are being treated like pieces of meat.
“Answer the question of who benefits or profits
most directly from an action, event, or outcome
and you always have the starting point for your
analysis or investigation, and sometimes
it will also give you the end point.”
-Sir Arthur Conan Doyle
The first thing that I want to make clear is that the atrocious suffering that happens on the border every day is not an accident. It is not a mistake and it is not the result of a misunderstanding. It is the predictable and intentional result of policies implemented at every level of government on both sides of the border. These policies have rational objectives and directly benefit identifiable sectors of the population of both countries. It may be evil, but it’s not stupid. If this sounds a little shrill, let me tell you how I’ve seen this play out on the ground.
When I started working in the desert I began to notice some very peculiar things about the Border Patrol’s operations there. They would do a lot of enforcement in some areas and very little in others, and this would not necessarily correspond to which areas were busy and which areas were slow. In fact, very often the enforcement would clearly be done in such a way that it would push traffic into rather than out of the busiest areas, where Border Patrol would keep a low profile until the very northern end of the route. At that point there would be a moderate amount of enforcement again, but not really what you would expect given the numbers of people that were moving through.
Then they started building lots of surveillance towers. But once again, the towers were not really built in the places where the traffic was heaviest—they were built on the edges of them. If anything, they seemed to be intent on forcing traffic into the busiest routes rather than out of them. What was happening?
Meanwhile, I was constantly meeting migrants whose groups had been split up by helicopters. The Border Patrol would fly over them a few feet off the ground, everybody would run in different directions, and soon there would be thirty people wandering lost across the desert in groups of two or three. What seemed particularly odd was that the Border Patrol often made no effort to actually apprehend these groups after breaking them up—they just flew away. Why?
And then there’s this. Over the last few years, the organization I work for has developed a pretty comprehensive understanding of the area we cover, which at times has been one of the most heavily traveled sections of the entire border. We’ve formed a fairly clear picture of where traffic starts, where it goes, how it gets there, where it’s busy and where it’s slow at any given time, where the pinch points are, and so on. I honestly believe that if I worked for the Border Patrol I could basically point at a map and tell them how to shut down the whole sector. It’s really not rocket science. Keep in mind that all of our work has been done by untrained civilian volunteers, armed with low-end GPS units, a few old trucks, run-of-the-mill mapping software, cheap cell phones with spotty service, and a very limited budget. Does it seem logical that we could figure this stuff out while the government of the United States of America cannot, despite access to helicopters, unmanned drones, electronic sensors, fleets of well-maintained trucks, night vision systems, state-of-the-art communications and surveillance and mapping technology, tens of thousands of paid employees, and a limitless supply of money to shovel down the hole at every possible opportunity? I don’t think it does. So what’s going on?
If you accept the stated objectives of the border at face value, then none of this makes any sense at all. If you accept that the actual objectives may not be the stated ones, things start to come together fast. The task of the Border Patrol—and the actual objective of the policies it is there to enforce—is not in any sense to STOP ILLEGAL IMMIGRATION. It is to manage and control that migration. Trust me on this.
But to what end? To whose benefit? Settle in, because it’s complicated.
First of all, it’s as plain as day that the economy of the United States of America is dependent in no small part on the hyper-exploitation of undocumented labor. You know it’s true, I know it’s true, the Guatemalans that shovel the shit out of Lou Dobbs’ horses’ barn know it’s true, but it is considered extremely taboo to mention this fact in public. Excuse me, but anyone with a modicum of common sense should be able to see that if the government were to actually build a two-thousand-mile-long Berlin Wall tonight and then somehow round up and deport every undocumented person in the country tomorrow, there would be massive and immediate disruption in the agriculture and animal exploitation industries, not to mention in everything related to construction—quite possibly leading to a serious breakdown in the national food distribution network and conceivably even famine. I’m not exaggerating. The people that write border policies are not fools. They understand this perfectly, even if your racist co-workers evidently do not. Regardless of what any politician or pundit says, I don’t believe anyone is going to put a stop to illegal immigration as long as undocumented labor is needed to maintain the stability of the economic system. But this isn’t good news to those of you who dislike seeing people treated like shit and then discarded like diapers, because what’s more important is that this migration will continue to be managed and controlled.
The border is a sick farce with a deadly conclusion. The goal is to make entering the country without papers extremely dangerous, traumatizing, and expensive, but possible. The point isn’t to deter people from coming—far from it. It is to ensure that when they do come, the threat of deportation will mean something very serious. It means spending a ton of money. It means risking your life to return. It means that you may never see your family again. This is supposed to provide American employers with a vast and disposable pool of labor that is kept vulnerable and therefore easy to exploit—and this in turn drives down wages for workers with American citizenship, which is why the old saw about the “illegals coming to our country and taking our jobs” is so convincing. Like many good lies, it’s powerful because it omits the most important part of the truth.
Those who believe that immigration and border enforcement protect the jobs or wages of American workers are seriously misinterpreting the situation. Even if you limit the scope of your analysis to market-based behavior, it seems clear that if undocumented workers were not subjected to such extraordinary risks and pressures they would act like anybody else and obtain the highest price for their labor that the market would bear. In fact, these same workers have proven themselves able time and again to struggle successfully for higher wages, despite having to overcome obstacles other workers do not face. But border and immigration enforcement drives down wages across the board—that’s the point of it.
Here’s another lead that is easy to follow: the recent wave of anti-immigrant hysteria sounded very similar to the anti-Muslim fear-mongering of five to ten years ago. It’s easy to trace this to the mid-term elections. With the war in Iraq winding down, and in lieu of any recent successful domestic Al Qaeda attacks, the so-called immigration debate became the de facto national security issue for politicians to talk about.
The Republican strategy was pretty straightforward. They hoped to regain power by appealing to white fear, anxiety, guilt, and racism. The Democratic strategy was more nuanced. First, they blamed Republicans for lack of progress on immigration issues. They hoped that this would maintain the support of voters from immigrant communities. Second, they did not actually try to push any pro-immigrant measures. They hoped that this would avoid alienating anti-immigrant voters. Third, they ramped up deportations. The Obama administration deported almost 400,000 people in 2010, the most in a single year ever. Now they can use those numbers to emphasize their toughness on immigration. With these law and order credentials, the Democrats hoped to woo conservative voters before the last elections and in the next ones. Expect to see some version of this charade play out again in 2012, unless it’s trumped by another war or major terrorist attack.
Here’s one last clue: much of the legislation that becomes government policy is written by the corporations that stand to profit from it. Arizona’s State Bill 1070, which among other things would require police to lock up anyone they stop who cannot show proof of having entered the country legally, was drafted in December 2009 at the Grand Hyatt hotel in Washington D.C. by officials of the billion-dollar Corrections Corporation of America (CCA), the largest private prison company in the country. This took place at a meeting of the American Legislative Exchange Council (ALEC), a membership organization of state legislators and powerful corporations. The law, which was partially overturned but may still go into effect, could send hundreds of thousands of immigrants to prison, which would mean hundreds of millions of dollars in profits for the companies such as CCA that would be responsible for housing them. It almost goes without saying that it is not in this industry’s interest to completely stop illegal immigration from happening; it is in their interest to let in enough people to fill their jails.
So who benefits from the death in the desert? In a broad sense, the entire ruling class does. That’s pretty ugly. But that’s not the whole story, not by any means. To tell that story we’re going to need to back up a bit.
To start with, permit me to subject you to an extremely abbreviated history lesson, beginning with some very inconvenient truths. Like the rest of the Western Hemisphere, the land that is currently called the United States of America was stolen from its rightful inhabitants by European colonists through a well-documented orgy of bloodshed, massacre, treachery, and genocide of proportions so epic that they are arguably unprecedented in the thousands of often gruesome years of human history preceding them and unsurpassed in the hardly tranquil ones that followed. This monstrous crime has been in progress for over five hundred years, has never been atoned for in any meaningful way, and continues to be perpetrated to this day.
Everybody knows this, but nobody really likes to think too much about what it means. What it means is this: unless you’re honest enough to admit that you think that might makes right as long as you’re on the winning side, you have to acknowledge that the federal, local, and state governments of the United States of America, along with all of the agencies such as the Border Patrol and Immigration and Customs Enforcement contained therein, are illegitimate institutions with no claim to legitimate authority whatsoever over the territory they currently govern. If anyone can show me an ethically, logically, or even legally sound way to disprove this statement, they’re welcome to let me know, but I’m not going to lose any sleep waiting for this to happen.
It’s important to start by framing the matter this way. Who are these people that claim to have jurisdiction over native land? What right do they have to be telling anybody where to go and when? If anyone has a right to decide who can and cannot pass through the territory that currently constitutes the Mexican-American border, it’s the people whose ancestors have inhabited that land since time immemorial, not the descendants or institutions of the ones who colonized it. Most so-called illegal immigrants are closer to having a defensible claim to the continent they’re traversing than most of the hypocrites who condemn and pursue them.
Now fast forward, for the sake of brevity, to January 1, 1994, the day that the North American Free Trade Agreement went into effect, and thousands of indigenous people in southeastern Mexico famously rose up in arms in response. Calling themselves Zapatistas after the Mexican revolutionary, these people predicted that this agreement would mark a final deathblow to their way of life if they failed to resist. Their analysis of the situation quickly proved exceedingly cogent, their ensuing project of indigenous autonomy has yet to be defeated, and their actions sparked an entire generation of resistance to global capitalism: a whole different story that is thankfully not over yet.
In addition to its ruinous effects on American industrial communities, NAFTA’s aftermath in Mexican agricultural communities was truly catastrophic. As part of its preparation for the agreement, the Mexican government amended Article 27 of its own constitution to allow for the privatization of communally-held campesino and indigenous land. NAFTA then permitted heavily-subsidized American agribusiness giants like Cargill and Archer Daniels Midland to flood the Mexican market with cheap imports of corn and other agricultural products, undercutting nearly all small-scale Mexican farmers. Exactly as the Zapatistas predicted, this drove millions of rural Mexicans, many of whom were already living in desperate poverty, off the land and straight into the abyss. This in turn set off a massive wave of migration as millions and millions of people left their homes to find work in Mexican cities, in sweatshops primarily owned by American corporations in northern Mexico, and in the United States.
Within the year, the Clinton administration launched Operation Gatekeeper, a program that massively increased funding for Border Patrol operations in the San Diego sector of the border in California. The federal government greatly stepped up enforcement in this sector and built a fourteen-mile wall between San Diego and Tijuana. Operation Gatekeeper roughly marks the beginning of a two-decade-running process of ever-increasing border militarization that has continued steadily throughout the Clinton, Bush, and Obama administrations. This has meant that every year there are more Border Patrol agents, National Guardsmen, helicopters, fences, towers, checkpoints, sensors, guns, and dogs along the border. Understanding the nature of this militarization will go a long way towards clarifying what’s actually happening and why.
By all accounts I’ve ever heard, it used to be much easier to cross the border than it is now. Most people crossed into relatively safer urbanized areas such as San Diego, El Paso, or the Lower Rio Grande Valley in Texas. Starting with Operation Gatekeeper, the Border Patrol made it much more difficult to enter the country in these places; over the years, it has methodically pushed the traffic into the increasingly remote mountains and deserts beyond. Many thousands of people have died from heat, cold, sickness, injuries, hunger, and thirst as a direct result. At this point, I think, the game is reaching a bit of an endpoint. The government has pushed the traffic into the very deepest and deadliest pockets of the entire border, which is where they want it. This does not mean that the situation is completely static—the Border Patrol will clamp down on some of these pockets sometimes and ease up on others—but on the large scale, I think that it is more or less stable.
There have been several interesting byproducts of these changes. Many people used to come to work for a season, go back home, and return the next year. That’s much less common now that getting into the country is such an ordeal. People come and generally stay as long as they can. Also, most people who crossed used to be men with families south of the border. There are many more women and children crossing now that it’s no longer possible for many men in this position to work in the north without leaving their families behind for good. Finally, with the increase in internal deportations, there are many more people crossing now who have lived here for long periods of time and are returning to their homes in the United States. This latter group faces a particularly fiendish dilemma if they run into trouble on the way. I have often heard people whose children live south of the border say things like “I thought I was going to die and all I could think about was my babies. It's better for me to go back home than to risk dying again.” I have often heard people whose children live north of the border say things like “If I have to risk dying to get home to my babies, then I will.”
As I hope I have made clear, a policy of pushing migrant traffic into extremely dangerous areas does not at all imply an actual intention to stop or even deter people from entering the country illegally. This complex and slightly perverse strategy has numerous compelling advantages. It allows politicians to look tough for the cameras while still providing the American economy with the farmworkers and meatpackers it depends on. It provides ample opportunities to swing huge government contracts to giant corporations: for example, to Wackenhut to transport migrants, to Corrections Corporation of America to detain them, to Boeing to build surveillance infrastructure. It justifies the hefty salaries of the 20,000 people who work for the Border Patrol. And it has other beneficiaries, who I will get to momentarily. On the whole, border militarization is best seen as a massive government pork and corporate welfare project that is possibly only surpassed in the last twenty years by the war in Iraq.
The outcome of this policy of has been most educational. Just as it used to be easier to cross the border, it also used to be a lot cheaper. This won’t be surprising to anyone familiar with the laws of supply and demand. Any service will become more expensive if it becomes more difficult to provide, and the service of being smuggled across the border has certainly been a case study in this law. Prices rose and rose as the Border Patrol pushed people further and further from the cities and established more and more checkpoints that made the journey longer and longer, until at a certain point there was as much money to be made in moving people as there was in moving drugs. At that point, the cartels that already controlled the drug trade recognized an excellent business opportunity, muscled out the competition, and took over the game entirely. This dramatically transformed what had been a relatively low-key affair into a lucrative, highly centralized, and increasingly brutal industry with tens of billions of dollars at stake. There is no doubt that these cartels are among the primary beneficiaries of American and Mexican drug, trade, and immigration policies since the end of the Cold War.
The rise of the cartels to a position of absolute dominance within a booming industry led, unsurprisingly, to a mass-based approach and an extraordinarily inhumane methodology. I have commonly heard them referred to as pollero networks, which means something like “meat herders” since pollo is the word for a dead chicken rather than a live one. This should offer some indication of the degree of care that these organizations tend to invest in each individual human life throughout the process of bringing people into the United States. I have seen groups of as many as fifty people—and heard about groups as large as a hundred—being driven quite literally like cattle across the desert, with the sick and wounded straggling behind and trying desperately to keep up. I have met people who were told that what is always at best an extremely demanding four to five day journey would take as little as twelve hours on foot, and countless more who were left behind to die by their guides without hesitation when they were for any reason no longer able to keep up.
As a result of border militarization, prices have risen now to the point that it costs around five thousand dollars for a Guatemalan to be brought into the United States through the networks, and about six thousand for Salvadorans. Fees for Mexicans vary widely, but they are far from cheap. You won’t be surprised to hear that many people who wish to migrate do not actually have six thousand dollars lying around. The cartels have developed a variety of inventive solutions to this problem, often involving kidnapping and indentured servitude. I’ve met people who spent years working in the United States simply to pay off their initial fee, some while held in conditions of outright bonded labor. I’ve met others who made it through the desert and were immediately held for ransom by the same groups that brought them in. The ones who were able to raise a few thousand dollars more were allowed to go. The ones who weren’t able to were beaten for days and then driven back out to be left in the desert, where within minutes they were picked up for deportation by Border Patrol agents who clearly had some sort of working arrangement with the kidnappers. I’m not kidding. It’s scandalous.
As bad as all this is, it still doesn’t fully convey the depth of the cruelty that has characterized this era of government-sponsored cartel control. Rape and sexual assault of female migrants is absolutely endemic at every step of the process of migration. This has been greatly exacerbated by the actions of the government: by pushing the traffic out into the middle of nowhere, they have basically guaranteed that in order to enter the country women have to place themselves in situations where rape and sexual assault are extremely likely. In addition, the trails are frequented by groups of armed bandits who make their living targeting migrants. I believe that some of the bandits are employed by the cartels themselves, who are simply robbing their own clients, while others are freelancers taking advantage of an easy opportunity to prey on defenseless people who are often carrying their life savings in their pockets. Again, it is primarily because the government has pushed the traffic into the ends of the earth that these fuckers have been blessed with such favorable circumstances in which to ply their trade.
To be fair, I’ve also heard stories of low-level cartel members acting decently, compassionately, and even occasionally heroically. It’s worth pointing out that the guias—the people who actually walk the groups through the desert to the other side of the checkpoints—are at the very bottom of the pecking order within the networks. Their lives are considered nearly as expendable as those of the migrants. Working in the desert has given me some appreciation for the fact that being a guia would be very stressful. They’re supposed to bring large groups of people through harsh terrain where there is no potable water, usually either in the dark or in brutal heat, while being hunted by military types with guns and helicopters. Their bosses are probably not the kind of people you want to piss off. It’s hardly surprising that guias are often unwilling to risk losing their whole group because one or two people can’t keep up. The whole situation is just guaranteed to bring out the worst in someone. This is not to make excuses for them, or to absolve relatively powerless people of their personal responsibility for doing indefensible things. It is simply to say that most of the guilt has to be assigned to the powerful people whose actions have created this nightmare and who profit most directly from it.
Toward that end, it’s important to understand the relationship between the governments and the cartels. Basically it is this: they need each other. They share similar interests. Perhaps it is most precise to say that in the United States the cartels need the government, while the government makes great use of the cartels. The cartels rely on the US government to keep the prices of their goods and services artificially high. The government uses the cartels to justify funneling billions of dollars to the corporations whose interests they represent. On the Mexican side, meanwhile, it isn’t realistic to talk about the government and the cartels as if they are separate entities. There, the government and the various cartels are fighting for control of the multi-billion dollar American drug and migration market. This ten-sided bloodbath has gotten progressively uglier since the Mexican federal government got involved in December of 2006, ending what had been a longstanding policy of non-engagement in intra-cartel violence and leading to tens of thousands of deaths.
Analysts sometime use term “Colombianization” to point out that the state of affairs in Mexico is starting to look a lot like that in Colombia. Perhaps the most striking similarity is in the increasingly sophisticated collusion between elements of the government and the cartels with which they are nominally at war. These connections run deep, and the influence runs in both directions. Los Zetas, arguably the most violent cartel in the country, was founded by members of the Airmobile Special Forces Group (GAFE), an elite division of the Mexican military established in 1994 to combat Zapatista rebels in Chiapas. Around that time, about 500 GAFE personnel received training by the United States Army’s 7th Special Forces Group in Fort Bragg, NC for this purpose. Somewhere between 30 and 200 of these operatives then defected from the Mexican military to become hired guns, went on to provide security for the Gulf cartel—a well-established trafficking organization—and eventually split to form a cartel in their own right.
On a local and state level, bribery of police, mayors, judges, and other government officials by the cartels is extremely widespread. On the national level, there is strong evidence to suggest that the Mexican Army and federal government are favoring the Sinaloa cartel—the largest and richest in the nation—in hopes that they will eventually defeat their rivals and enter into a stable agreement with the government such as the ones enjoyed by their counterparts in Colombia.
So there is indeed a great deal of cartel infiltration of the Mexican security forces. This is common, although less widespread, on the American side as well. For instance, a large percentage of the drugs that are brought into the United States are driven into the ports of entry where they are waved through by corrupt Customs and Border Protection agents who know what vehicles to look for. In general, however, the arrangement on both sides of the border is not so crude that there always or even usually has to be direct personnel overlap between, say, the Corrections Corporation of America, the Border Patrol, the Gulf Cartel, and the Mexican Army. What’s most important is that all of these organizations have interlocking interests, benefit from each other’s activities, and generally act in a way that keeps the others in business. This unholy trinity of government, corporations, and organized crime—three ways of saying the same thing—is a formidable opponent to anyone who hopes to see the death in the desert end any time soon.
Living to be free or dying to stop being slaves
“You haven’t heard our thunder yet!”
-slogan at a protest against SB1070
The corporate, governmental, and criminal elites that benefit from the suffering on the border are ruthless and powerful, but they are not gods. They aren’t the only actors in this drama, and they don’t have the situation completely under control. People make it through the desert because they are brave and resourceful, not just because the Border Patrol lets them. The trails themselves are extraordinary testaments to human ingenuity, weaving gracefully through canyons and over mountains with an unerring eye for direction and cover.
There are somewhere around twelve million undocumented people in this country. One thing that working in the desert has shown me is that they are not all the same. The migrants are not all angels, or devils, or victims. They are not passive objects that are acted upon by the world without acting in return. They are complex individuals who have chosen to take their lives into their own hands, and I have chosen to take their side as best I can. Sometimes it works out and sometimes it doesn’t. Sometimes you beat the man and sometimes the man beats you.
The border doesn’t end at the border, and the hardships that undocumented people face don’t stop there either. The border cuts through every city and state; it cuts through many of own our bodies. The line in the sand is neither the first twist nor the last of the meat grinder that global capitalism has prepared for people without papers. After making it across the border undocumented people enter a world in which they cannot legally earn money; they have compelling reasons not to call the ambulance, go to the hospital, get health or auto insurance, drive a vehicle, open a bank account, use a credit card, apply for a mortgage, sign a lease, or rely on any number of other options that people with citizenship can fall back on. If for any reason you have made it a practice to live a portion of your life off the books, you might be able to appreciate how hard it is to do this full-time in this society.
Illegal immigration is a legitimate form of resistance to the iniquities of global capitalism for millions of people worldwide. It may be indirect resistance, but it gets the goods. This functions in two principal ways. First, remittances from immigrant workers in the United States—many of them undocumented—to their families in Mexico totaled more than 21 billion dollars in 2010 alone. If you add up all the remittances from immigrant workers in the entire global north to all of their families in the entire global south, the total starts to look pretty significant. Even though it’s filtered through a fine screen of work and exploitation, this money probably represents one of the largest redistributions of wealth from the rich to the poor in the entire course of human history. Second, south-to-north immigration, much of it illegal, is bringing about real demographic shifts in parts of the global north and particularly in the United States. This shift may eventually lead to meaningful social changes within this country, which could contribute to a somewhat more equitable restructuring of the global economic system, which would mitigate the tremendous disparity in wealth between the global north and south, which is what drives the migration in the first place.
It’s certainly not a given that this latter hope will pan out. Generations of immigrants have moved from the margins into the mainstream of American society without radically changing its course. In fact this is exactly how settlers took control of the land to begin with. Nonetheless, a distinctive feature of American history is that this pathway has generally been reserved for immigrants of European ancestry. It has not yet been proven that this country can assimilate or segregate the current influx of non-European immigrants without eventually undermining the foundation of white supremacy upon which it has been built.
This impending demographic change is a cause of real anxiety for some powerful Americans, as well as many less powerful ones who have not managed to think all the way through its ramifications. My opinion is the sooner the better—because I believe that even a partial erosion of white supremacy in the United States is actually in the long-term self-interest of most “white” Americans such as myself. You can build a throne out of bayonets, but you can’t sit on it long. Aside from the fact that subjugating other people is a rotten thing to do, it’s not a very safe way to live. It’s extraordinarily impressive that black people in the United States managed to break free from both slavery and Jim Crow without resorting to indiscriminate slaughter of white people on a grand scale. It certainly would have been understandable to do so, and it arguably would have been justified. I suspect that things would have been much uglier if there had not been at least a few white people who were willing to do the right thing. I don’t know if I want to bet that the billions of people that are being pushed around the world today will be so restrained when it comes time to pay the piper on a global level. It seems better to get on the winning side while there still may be time.
In any case, the wheels are coming off the bus. We live on the same small planet as everybody else. The way of life we inherited has proven disastrous for the biosphere and for the long-term prospects of human survival within it. As others have pointed out before me, my generation is perhaps the first group of white Americans that not only have an ethical mandate to turn away from this path but also an urgent self-interest in doing so. Left unchecked the current arrangement is guaranteed to cannibalize what is left of our land base within our lifetimes and leave our children with nothing but the bones.
Admittedly, this is complicated. Groups of humans have subjugated other groups of humans and destroyed their own land bases since long before the social construct of whiteness ever existed, and it is clearly not only people of European ancestry who are capable of doing either of these things. White supremacy is not the only lynchpin holding this all together, but it is a significant one. At this point in time, I don’t think we can hope to stop the devastation of our planet without contesting the structures of white supremacy—or vice versa.
So the answer is not for white Americans to continue to defend the indefensible at the price of our souls, or to crawl into a hole and die. It is for those of us who fit that description to think carefully about where our allegiance really lies, and to find ways to act on it in materially meaningful ways. Believe it or not, there are examples throughout history of people who did just this—members of oppressor and colonizer groups who decided to throw in their lot with the colonized and oppressed. You can point to white people involved in the Underground Railroad during slavery, gentiles who sheltered Jews during the Holocaust, white Americans who took part in the civil rights movement, white South Africans who resisted Apartheid, Americans involved in the Sanctuary movement during the wars in Central America in the 1980s, and Israelis resisting the occupation of Palestine today, among others. It’s a good story to be part of. Those of us who are positioned to do so should embrace it and be proud of it.
Our opponents will call us traitors, as if we support another government. In fact we have pledged our allegiance to something older and wiser than anything that any nation-state has to offer, and it is the apologists for the current order who have turned their backs and lost their way.
Working on the border has shown me time and again that you can’t really extricate one part of the equation from all the other parts. Once you start untangling one thread you start to see how it’s tied into the rest of the noose. The killings in Juarez will not end without structural change throughout Mexico, which will not happen without structural change in Colombia and the other cocaine-producing countries, which will not happen without structural change in the United States, and so on. You can reverse the order of these statements or add others and they will still be true. Fighting internal deportations and fighting border militarization are not two different things. This ultimately has global implications, but it is especially true in the case of Mexico, the United States, and their devil-child The Border. Nothing will get better on the border without things changing in both countries, and the problems in one country will not be solved without addressing the problems in the other.
Once, I asked this Oaxacan guy what he thought it would take to end the death in the desert. “Una revolucion binacional,” he answered without hesitating. We laughed and laughed, because of course that is impossible. It was probably impossible for the Egyptians and Tunisians, also.
New volunteers sometimes ask me what I think a just border policy would look like. I tell them that there is no such thing; it is a contradiction in terms. I am not interested in helping the authorities figure out how to fix the mess they’ve created. Ultimately the only hope for a solution to the border crisis lies in bringing about worldwide systemic change that ensures freedom of movement for all people, rejects the practice of state control over territory, honors indigenous autonomy and sovereignty, addresses the legacies of slavery and colonization, equalizes access to resources between the global north and the global south, and fundamentally changes human beings’ relationship to the planet and all of the other forms of life that inhabit it. That’s a tall order! Where to start?
The desert is not the only place, but it is one. The strength of our work is that there is no doubt we are having a tangible effect on the lives of individual people who find our water, our food, or us. I know a number of people I am certain would have died were it not for the resources that we had to offer, and a number more who made it back to their families that never would have been able to do so without meeting us. I don’t say this to pat myself on the back, but to say that it is possible to start somewhere.
People sometimes lament the fact that it can feel like we are just serving as a band-aid. This word always aggravates me, because the stakes are too high and the metaphor is not strong enough. One life means a lot to the person that lives it. “Tourniquet,” I tell them, “you mean you don’t want us to just serve as a tourniquet.” Nevertheless, the weakness of our work is that we are always dealing with the symptoms and never the cause. I’m not certain that anything we’re doing is having much of an effect on the larger factors that cause so many people to end up in the desert in the first place. It can feel like we’re always cleaning up a mess we didn’t create, like we’re always mending the damage the abusive drunken stepfather has done to the rest of the family. It’s better than nothing, but what really needs to happen is for the abuse to be stopped.
Many of the most effective types of direct action can end up looking like some version of damage control. The problem is that it’s easier to make attainable goals and quantify success when dealing with individuals than when dealing with a system. I can visualize the steps from A to Z of how to drop twenty-five gallons of water on a trail. When I wake up in the morning there is something that I can do that will move me towards that goal. I have a much harder time visualizing how to get Border Patrol out of the desert, and a harder time still imagining how to effectuate structural economic change on a global scale. It can be tempting to say that it’s better to succeed at what we can do than fail at what we can’t, but that’s just defeatism. I really don’t want to be doing these same water drops twenty-five years from now. So what should we do?
Thankfully, none of us have to do everything. It’s not my job to act like Moses and set the people free. That’s not how meaningful social change happens. I can do my best to help, but if the people are going to get free they are going to do it themselves. I not only don’t have to—I simply can’t call the shots in other people’s struggles for liberation. I trust that the millions of people who are most directly affected by immigration and border enforcement will keep finding ways to combat it. There will almost certainly be things that white American citizens can do if we keep our ears to the ground. If my efforts in the desert are in any way contributing to 21 billion dollars moving from the rich to the poor, I’m happy.
With that caveat, dear reader, please allow me to address you directly. The death in the desert is not the only messed up thing in the world. But it is pretty bad, and it is very close to my heart. I would really like to see it end. I encourage you to find a way to get involved. I can’t tell you exactly how to do this. Coming to work in the desert is one way. There are many others. There are communities of undocumented people in nearly every part of the country. What is the situation in your area, and what might you have to offer? There are corporations that benefit from this whole catastrophe in nearly every part of the country, as well. What might you be able to do?
It has been suggested that in order to link systemic change with tangible goals we must find points of intervention in the system where we can apply power to leverage transformation. These points of intervention have been described as the point of production, the point of destruction, the point of consumption, the point of decision, and the point of assumption. It’s not perfect, but it’s as good a framework as any to use when thinking about how to intervene in this particular situation.
What might direct action at the point of production look like? Stalling the construction of new CCA facilities? What about at the point of destruction? Finding ways to interfere with BP/ICE operations or intervene in deportations? What about the point of consumption? Pressuring businesses to commit to non-compliance with anti-immigrant laws and organizing boycotts of ones that refuse? The point of decision? Interrupting meetings or legislative processes? What might direct action at the point of assumption look like? What lies and assumptions are used to justify dehumanizing immigrants? How might you be able to counter them? Do you have other ideas?
Direct action in the context of humanitarian aid in the desert is a relatively new field, all things considered. There are many tactics yet to be developed, and many others that have yet to exhaust their effectiveness. There is still much to learn and much that new people can offer. Most promisingly, the bi-national, cross-cultural, and inter-generational alliances that have been forged in the crucible of the border have yet to approach their full potential. Our ability to realize this potential will determine the extent of the success of our campaign to end migrant deaths in the desert, as well as whether that campaign ever develops into a deeper resistance to the systems at the root of the problem. They haven't heard our thunder yet.
The desert is full of places that are sacred to me. There is the last place I saw Esteban, the place I found Alberto, the places where Claudia and Jose and Susana and Roberto died, Jamie’s rock, Yolanda’s hill and Alfredo’s tree. It is overwhelming for me to think that as many of the stories as I know—as many as anyone will ever know—it is just a drop in the bucket of all that has happened there. The objects that people leave behind are a constant reminder of this to me, a physical manifestation of all of the best and worst that human beings have to offer. I am not a particularly spiritual person, but the weight of these remnants is immense and often oppressive. I love the desert. It breaks my heart that it has played host to such terrible suffering. It gives me some solace to know that someday—even if it is only because there are no more human beings left on the planet—there will be no more United States, no more Mexico, no more helicopters, no more walls, no Border Patrol and no border. The plastic will break down, the memory of these things will fade, and the land will finally have a chance to heal under the blue sky and the merciless sun.
“Las paredas vueltas de lado son puentes.”
Walls turned sideways are bridges.
-graffiti on the south side of the Border Wall,
Nogales, Sonora
Appendix: The Border Patrol
Allow me to add a couple of words about the Border Patrol. There is no government job that can be attained without a high school diploma that pays more than that of a Border Patrol agent. They are generally paid about $45,000 a year their first year, $55,000 their next two, and $70,000 and up after that. They are not going around hungry.
I don’t know how to convey the extent of the abuse that I have heard migrants report at the hands of these jokers. I have heard of agents beating, sexually abusing, and shooting people as well as throwing them into cactus, stealing their money, denying detainees food and water, deporting unaccompanied minors, driving around wildly with migrants chained in the back of trucks that look unmistakably like dogcatchers, and on and on. I’ve also heard numerous reports of Border Patrol seizing fifty pound bales of marijuana from drug smugglers and then either letting them go or processing them as regular migrants without drugs. What happened to the weed? Who knows!
Border Patrol is a lucrative business in and of itself, and part of that business entails exaggerating the danger of the job in order to milk taxpayers for more money. In my experience law enforcement personnel generally think that their work is really perilous, and that the world owes them a sincere debt of gratitude and a fat paycheck. It’s interesting to note that since the organization’s inception in 1904 there have been 111 Border Patrol agents who died in action, of which 40 were due to homicides. In 2010, out of 20,000 agents, two were killed and one died in a car accident. It is impossible to know how many migrants die crossing the border every year, but somewhere from the mid hundreds to the low thousands is probably a good bet. If you actually crunch the numbers you will find that Border Patrol agents are also much safer than roofers, sanitation workers, truck drivers, sex workers, and any number of other people whose jobs are actually dangerous.
The other thing that any self-respecting Border Patrol agent will tell you is that they are protecting us from terrorists. This begs the question of who “us” is. More human beings have lost their lives in the desert as a direct result of Border Patrol activity than in every Al-Qaeda attack on American soil combined—quite possibly more than would have died if every attack that the Border Patrol has had a hand in thwarting had been successful. The more important point is that as long as there is such outrageous global inequality Americans are never really going to be safe.
Many Border Patrol agents come from working class backgrounds and many are Hispanic. To be fair I will say that I have met some who treated migrants with respect. I will also say that in fact they do find people sometimes, that some of those people would surely have died otherwise, and that some agents can be nice enough people. The fact of the matter, though, is that it is rank-and-file Border Patrol agents that enforce the policies that cause all of the problems that I have wasted so many words trying to diagnose. No matter what they do individually, they will never be a part of the solution as long as they wear a uniform and carry a gun. They could put the cartels out of business and end the death in the desert tomorrow by simply going home.
I’ve heard too many apologies for the Border Patrol—that they are not the enemy and that they are subject to the same economic forces as the migrants and so on. I don’t buy it. History is replete with examples of people who were willing to sell out their own people to save themselves. There were black slave drivers on the plantations, Jewish police in the ghetto, native scouts leading the Army after Crazy Horse, and now there are Hispanic Border Patrol agents in the desert. I’m sorry but I’m not impressed. I think that when people become willing accomplices in atrocities, they just don’t deserve much sympathy.
Recently a friend of mine found the body of a woman who died of some combination of dehydration, sickness, exposure, and exhaustion within a quarter of a mile of reaching one of our largest supply drops—a place that I have personally serviced several hundred times in my life. She had passed through an area where for months a few particularly hostile Border Patrol agents have consistently slashed our water bottles, popped the tops off our cans of beans so that they go rancid, and removed the blankets that we leave on the trails. As a result of these activities, we have had to move these drops around constantly, and stop dropping at what would otherwise be excellent locations because the supplies will almost surely be vandalized. I believe that more likely than not, before this woman died she either passed a drop that had been vandalized or a place where there would have been a drop if it were not for the actions of these agents. I believe that it is very likely that had she found our supplies she would have survived long enough for us to find her. As far as I am concerned, the pieces of shit who are doing this are murderers and her blood is on their hands.
Border Patrol agents really are scared, even if right now they don’t actually have much to worry about. You can see it in them. I guess fucking over other people every day of your life must do that to you. Personally it gives me great pleasure to be able to go unarmed daily to places that people with automatic weapons and body armor are terrified to set foot in. I have not made myself an enemy of the people—and in the long run that is going to keep me safer than them.
For Further Investigation
www.kaosenlared.net
www.elenemigocomun.net
www.narconews.com
www.upsidedownworld.org
www.oodhamsolidarity.blogspot.com
www.chaparralrespectsnoborders.blogspot.com
www.firesneverextinguished.blogspot.com
www.solidarity-project.org
www.blackmesais.org
www.nomoredeaths.org
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