Sempre più spesso il nostro pianeta è colpito da alluvioni, terremoti,
frane dalle conseguenze devastanti. Più che della vendetta di una natura
oltraggiata si tratta chiaramente degli effetti collaterali, sempre più
nefasti, delle opere dell'uomo.
Il recente terremoto in Giappone ha confermato che il disastro maggiore
non è venuto dalla terra o dal mare, ma dalla centrale nucleare di
Fukushima, la cui fusione del nocciolo ha inondato di radiazioni tutto
il mondo.
Un comune denominatore unisce disastri lontani nello spazio e nel
tempo, quello della penetrazione militare massiccia nel cuore di una
comunità già in ginocchio, emotivamente e fisicamente provata e
nell'impossibilità di procacciarsi i beni di prima necessità secondo le
modalità consuete di sopravvivenza.
Senza la macchina organizzativa che permette di applicarla, senza i suoi
tutori, i suoi guardiani e controllori, la legge diviene carta
straccia, la morale viene annullata dalle necessità impellenti,
l'ordinaria sottomissione quotidiana viene scossa dal freddo, dalla
fame, dalla sete. Il potere costituito non può correre il rischio di
estinguersi e agisce nell'unico modo che gli è proprio, quello della
violenza istituzionalizzata.
Ma, nel tempo che intercorre tra il disastro e la riorganizzazione del
potere, si aprono spazi di libertà senza precedenti nella storia della
nostra vita ordinaria.
Sta a noi tentare di prolungare questo intervallo di tempo indefinitamente.
4 Aprile
Presentazione dell’opuscolo
La terra trema lo Stato avanza.
Il terremoto di Messina nel 1908.
L'ingegneria sociale dei terremoti passati e futuri.
Proiezione: "La naturale calamità dello Stato"
Mostra:"Calamità Naturali?"
Dalle 19.30 Buffet di autofinanziamento
Dalle 21.00 Presentazione e proiezione
Spazio di documentazione
FUORILUOGO
Via San Vitale 80 Bologna
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